Viaggio alla scoperta di Carrara, tra cave di marmo e arte

Quando hanno letto che il New York Times li aveva inseriti come unica destinazione italiana per il 2024, hanno commentato senza scomporsi: “Mi ke me”. Sembra una patriottica haka. Anzi, lo è. Significa: “Guarda, che io”. Ma si legge, parafrasando: “Non spiegarmi la vita, perché la conosco già”. A Carrara una frase su due inizia così, con un’affermazione che sa di orgoglio, libertà e amore per la propria terra, fatta di marmo e sentimento, mare e montagna.

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La galleria Vôtre Spazi Contemporanei, all’interno di Palazzo Del Medico, nel cuore di Carrara

Carrara: cosa fare tra cave di marmo, laboratori d’arte e natura

Anarchici sono i carrarini, proprio come quelle donne che, nel luglio di 80 anni fa, respinsero i nazisti: lo ricordano una lapide e un murale coloratissimo nella vivace piazza delle Erbe, teatro della rivolta.

Animosi sono i carrarini: e proprio con questo nome, Teatro degli Animosi, è stata ribattezzata la sala-bomboniera realizzata nel 1840 per iniziativa popolare. Il suo colonnato svetta in piazza Fabrizio De André, cantautore che qui aveva legami profondissimi.

Eh sì, perché né liguri né toscani, si definiscono loro, senza aspirare apposta nessuna consonante: apuani, semmai. Sospesi fra il sole modaiolo della Versilia e le lusinghe della Liguria, può capitare di dare le spalle al mare. Ed è allora che si vedono: sono una frontiera.

Sono Alpi fuori contesto. Così vicine all’acqua da essere state onde, negli abissi di quel tempo che le ha sconvolte, innalzate e poi pietrificate. Sarebbero verdi, boscose, scoscese, ma da secoli vengono svestite a mostrare il loro cuore bianco, abbacinante come neve, prezioso come oro.

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Il marmo è da sempre croce e delizia, ricchezza e contrasto per questa terra che l’Unesco, nel 2017, ha dichiarato patrimonio dell’umanità per la creatività. “Carrara è un diamante grezzo: va lavorato senza lucidarlo troppo, per non cancellarne le sfaccettature”, spiega Maura Crudeli, Focal Point (una figura tecnica presente in tutte le città Unesco).

Accademia di Belle Arti di CarraraAccademia di Belle Arti di Carrara
Gli interni affrescati dell’Accademia di Belle Arti di Carrara, una delle più prestigiose del Paese

Carrara, appuntamenti con l’arte

Il genius loci, insomma, è un potenziale da maneggiare con cura in questo universo a due piani. In basso c’è la città, che del suo oro di pietra è la prima vetrina e dove il 30 per cento degli abitanti arriva da fuori, per studiare e scolpire in un’Accademia di Belle Arti fra le più prestigiose d’Italia.

In alto ci sono loro, i cavatori: un esercito esiguo e raffinato, che brulica fra le viscere del monte e le sue cime sempre mutevoli e spuntate dal lavoro, dalla fatica e, indubbiamente, anche dal business.

Nel corso del primo Festival della Creatività (19-20 luglio 2024) la città è stata divisa in cinque quartieri, per unirla attraverso musica, design, letteratura, gastronomia, cinema, nuovi media.

White Carrara, invece, ogni anno fino a fine settembre trasforma, con installazioni curiose, il centro in un atelier a cielo aperto (whitecarrara.it). Parola d’ordine: design, “con il ritorno a casa di oggetti che hanno visto la luce fra le cave”, spiegano Gea Dazzi e Laura Benfatto, assessori, rispettivamente, alla cultura e al turismo.

Fanno parte di una giunta in maggioranza al femminile che lotta per un obiettivo chiaro: “Far sì che la capacità di lavorare il marmo resti sempre di più sul territorio”.

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Il David dell'artista Eduardo KobraIl David dell'artista Eduardo Kobra
Il murale David Multicolor realizzato dall’artista brasiliano Eduardo Kobra
nella Cava Gioia di Colonnata

Il marmo di Carrara tra le mani di grandi artisti

Carrara, insomma, non solo come supermarket di lusso per le materie prime: lo fu sia per i Romani, con l’epopea della pietra lunensis, sia per Michelangelo, per citare i primi della classe.

“Nel ‘500 Buonarroti fu spesso qui, preferendo queste cave, dove si inerpicava a piedi, anche contro la volontà del papa, suo committente”, spiega Cinzia Compalati, direttrice del Polo museale di Carrara. La storia del genio del Rinascimento è narrata, appena fuori città, al CARMI, museo che con copie d’artista, documenti e un percorso di land art nel Parco della Padula, testimonia l’amore dello scultore per la città: “Oh maledetto mille volte el dì e l’ora che io mi partì da Carrara!”, lasciò scritto Michelangelo nei suoi diari.

Qui fino al 12 gennaio 2025 sono in mostra, per la prima volta, i Romana Marmora: reperti, ancora in attesa di adeguata collocazione, dell’area archeologica di Fossacava, sopra la frazione di Miseglia, uno dei siti estrattivi più antichi, dove l’imperatore traeva anche i preziosi marmi bardiglio nero e nuvolato grigio: “Fino a un giorno di fine III secolo d.C. in cui tutto fu abbandonato all’improvviso, bacini di fontane già firmate e manufatti compresi”, spiega il direttore del sito, Stefano Genovesi.

Il centro storico di Carrara

A Carrara, intanto, il marmo è ovunque, ma non si fa notare: un atteggiamento ben diverso da quello di altri borghi italiani, che se ne sono rivestiti per ostentare.

In centro, lo si trova nelle scale e nei bagni di ogni abitazione, come nella piazza D’Armi, dove in una fontana una sfera pesantissima, opera di Kenneth Davies, ruota leggera spinta dall’acqua.

Ed è lì ad abbellire, come un pizzo intessuto, il duomo di Sant’Andrea, dove la Madonna delle Cassanelle, capolavoro del XIV secolo, “sembra mettersi in posa, come una modella”, spiega il vulcanico don Piero Albanesi.

Piazza delle Erbe il murales dedicato a Francesca RollaPiazza delle Erbe il murales dedicato a Francesca Rolla
Piazza delle Erbe, il murales dedicato a Francesca Rolla, partigiana e donna della rivolta di Piazza delle Erbe del 7 luglio 1944

Le viuzze intorno al centro di Carrara

Dall’eleganza monumentale di piazza Alberica, fulcro del potere della nuova borghesia rinascimentale, si passa al gomitolo di viuzze all’intorno: alcune sono ricche di murales, come via San Piero.

Camminando senza meta, si arriva al torrente Carrione, punteggiato di case colorate e in precario equilibrio su questa riva destra, che si inerpica fino al quartiere Cafaggio: sembra un angolo di Liguria, ma è meglio dirlo a bassa voce.

Piazza Alberica a CarraraPiazza Alberica a Carrara
Piazza Alberica. Al centro il monumento con fontana dedicato a Maria Beatrice d’Este, duchessa di Massa e Carrara

Il MudaC – Museo delle Arti Carrara

Il marmo abbellisce il salotto della città, lungo via Verdi e fino al MudaC – Museo delle Arti Carrara dove, per una delle Biennali di scultura che tutti rimpiangono, il piemontese Fabio Viale ha realizzato Ah galla, barca tanto levigata da galleggiare.

In tanti sognerebbero un giorno di essere “esposti” li. Lo raccontano, fra una lezione e l’altra, gli studenti dell’Accademia, azzannando una farinata sottile che la pizzeria Tognozzi, quella “della Franca”, ha battezzato Calda calda, sfornandola a prezzi pop, “per contrastare non solo l’appetito, ma anche il caro affitti”.

Quando poi suona la campanella gli studenti sciamano in classe: molti hanno gli occhi a mandorla, ognuno un suo sogno. In Accademia li accoglie una copia a grandezza naturale della Nike di Samotracia. Qui, oltre alla pinacoteca e alla gipsoteca con calchi e gessi di Antonio Canova, non manca la marmoteca dove Roberto Rocchi, docente di scultura, passa in rassegna le varietà dell’oro delle Apuane: “I nostri ragazzi studiano tutte le materia classiche, ma anche la videoscultura”. Già, perché poi il futuro è là fuori.

Laboratori Artistici NicoliLaboratori Artistici Nicoli
I Laboratori Artistici Nicoli, fondati nel 1863, dove si producono pezzi unici o in serie limitatissime, quasi tutti lavorati a mano

Un tour fra arte, tecnologia e antichi mestieri

Lo ha ben compreso Filippo Tincolini, per il quale il robot è un ottimo socio in affari d’arte. Nel 2016 ha vinto un premio per aver ricostruito, da una foto, la porta del sito siriano di Palmira, distrutto dall’Isis.

Oggi al suo laboratorio bussano le firme pop della scena, da Jeff Koons a Francesco Vezzoli. Il suo “eroe” sta sul retro: ha una memoria da due milioni di dati, eppure a osservarlo in azione ha la delicatezza di uno scalpellino.

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Un’evoluzione, se si vuole. Ma Oliviero Bertolaso non è d’accordo: nel suo atelier, sulle colline che sovrastano la vallata, mette sempre Chopin a volume alto, per poterlo sentire mentre lavora a mano con sgorbie di ogni foggia e un timore: “Che i ragazzi di oggi perdano manualità”.

A tirare le fila pensa Francesca Nicoli, vulcanica erede di una gens di artisti che, in 200 anni, ha lavorato per i potenti del mondo: “Amo le nuove tecnologie, ma la direzione giusta insegue la qualità e non solo le sacrosante provocazioni dell’arte contemporanea”.

Visita alle cave di marmo di Carrara

A questo punto è ora di salire verso le cave – 75 ancora aperte e regolate da controverse concessioni che risalgono al Settecento – a vedere chi ha ragione.

È un viaggio al centro della Terra, che si sviluppa in altezza fra rumore, fascino e uomini che, di fronte e pareti altissime, sembrano ancora più minuscoli. Per comandare ruspe enormi basta loro il gesto di un dito, come direttori d’orchestra, e il blocco va giù: di calacatta, marmo molto di tendenza e color avorio, o di statuario, il più richiesto.

Set da film

Si fa presto a dire bianco di Carrara, perché non si sa mai che cosa riserverà la montagna. Si sa solo che muta, per qualcuno pure troppo: dove c’era un versante ora si accumulano blocchi che creano scale giganti, buone solo per chi sappia come salirci: magari non spericolato come Daniel Craig in versione 007, che qui nel 2008 ha girato una celebre scena del film Quantum of Solace.

Dove ieri si passava, oggi c’è una scarpata di detriti, la chiamano ravaneto: tutto cambia, nulla si distrugge perché, come ripetono tutti, “la cava va coltivata per il futuro”.

ponti di Vara a Carraraponti di Vara a Carrara
Uno dei ponti di Vara, costruiti per la ferrovia marmifera fra le cave e Marina di Carrara

I tre bacini di Fantiscritti, Torano e Colonnata

L’antica ferrovia marmifera ha funzionato solo per cento anni. Prima ci si muoveva a piedi, facendo scorrere i massi con corde e assi. Oggi ci sono i camion che percorrono i solenni ponti di Vara, snodo fra i tre bacini di Fantiscritti, Toranoe Colonnata.

Si inabissano rapidi nei foretti, piccole gallerie oscure, fino ad arrivare alla nuova Strada dei marmi, realizzata per ridare fiato e togliere polvere alla città. Agli apuani non basta: tanti nodi restano scoperti. Chissà, per scioglierli ci vorrebbe il karma allegro di Francesco Gabbani, carrarino doc, che fra le cave girò Amen, suo primo singolo di successo.

Sia come sia, oggi si può salire a esplorare parte di questo mondo bianco e complesso, condividendo qualche ora accanto a chi vi lavora con ogni meteo.

Esperienze in cava: tour in jeep ed happy hour

Da Ravaccione ci sono tour che sondano le viscere del monte dove, fra candele e happy hour, si può scoprire quale fosse la cava da cui Michelangelo trasse il blocco della Pietà e – più secondo la leggenda che la storia – anche quello del David.

A questo proposito, ci sono itinerari panoramici e vertiginosi che portano in jeep e poi a piedi fino a Cava Gioia, dove un novello David Multicolor attende tutti: è il murale dipinto dall’artista brasiliano Eduardo Kobra.

Lardo di Colonnata Igp: lo spuntino del cavatore

Poi, quando è ora, ci si concede una pausa impolverata più in basso, nel pugno di bar che servono birra gelata con lardo e pomodoro. È lo spuntino del cavatore: perché qui, nei secoli, è maturato un altro oro bianco che il mondo ci invidia.

Sono rimasti in 12 a produrlo dal dorso del suino, come un tempo e come richiede la prestigiosa igp. “Anche il lardo, in fondo, è una scultura fatta di pepe, spezie, tempo e fatica”, spiega pacato Fausto Guadagni, aprendo una delle conche di stagionatura che somiglia ad un’arca medievale.

Un tempo i cavatori se lo infilavano nelle bisacce: squadrato ed energetico, la soluzione pratica a una grande fame. Oggi è un prodotto di élite amatissimo all’estero, dove non sarà facile figurarsi da dove arrivi: Colonnata, borgo di case pastello abbarbicato fra i monti.

Lì c’è una piazza che ricorda, come santi di casa, gli operai che nelle cave svolgevano il lavoro più duro: i lizzatori, che facevano scivolare il marmo a valle, e i tecchiaioli, che puntellavano i blocchi pericolanti appesi alle corde. Perché si sa, anche quassù, mi ke me.

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lardo di Colonnata in stagionatura lardo di Colonnata in stagionatura
Il lardo di Colonnata in stagionatura nelle tipiche conche di marmo della Larderia Fausto Guadagni

Dalle Apuane fino al mare

Per non dimenticare che le Apuane guardano la costa e che Marina di Carrara è una propaggine della città, basta andare al porto, oltre Avenza. Da qui non partono solo blocchi di marmo per l’estero, ma si può godere di tutto il bello della sabbia e delle onde del Tirreno.

A nord si incuneano Marinella di Sarzana, Fiumaretta e Bocca di Magra, villeggiature d’antan in terra di Lunigiana. Poi si apre lo Spezzino e il Golfo dei Poeti, che fra Tellaro, Lerici, San Terenzo e Portovenere profuma già di Liguria e anticipa la magia delle Cinque Terre.

Invece a sud, oltre Marina di Massa e Cinquale, si viaggia a tutta Versilia: spiaggia infinita e tramonti da cartolina su borghi che non hanno bisogno di presentazione.

Forte dei Marmi della pietra dura porta solo il nome, in realtà è garanzia di morbide lusinghe e ore piccole. E poi c’è il fascino di Marina di Pietrasanta e Lido di Camaiore, quindi Viareggio che, oltre il porto canale, si allunga fra dune selvagge e una pineta profumatissima.

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Insomma, prima o dopo la visita alle cave, a ognuno il suo mare: c’è solo l’imbarazzo della scelta.

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