Novità in Salento: incontri e bellezze da scoprire

Impossibile scansarli, evitarli, non vederli: milioni di olivi scheletriti e inariditi, per una maledizione ormai più che decennale che ha un colpevole: il batterio della Xylella fastidiosa. Choc visivo. Anche mentale. Ma è riduttivo arrendersi allo spettacolo sinistro, ai lati delle strade che da Nardò e Galatina portano verso Santa Maria di Leuca. Anzi, proprio l’apocalisse ambientale provocata dalla Xylella ha fatto emergere il meglio di questa porzione della Puglia in termini di energia, intelligenza adattativa, accoglienza. E bisogno di normalità. Ecco tutte le novità del Salento.

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Oliveti devastati dalla Xylella

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L’Italia “senza trucco”

Del resto, questa terra è così: un pezzo d’Italia senza trucco, dove i sorrisi non sono di circostanza, l’empatia della gente è proverbiale e l’ospitalità è un valore identitario. E allora diventa istintivo affidarsi a una sorta di “turismo relazionale”, ascoltando e raccogliendo le tante storie di chi, il Salento, lo abita, lo ama. E desidera dargli modo di riscattarsi.

In effetti si respira un’aria quasi rinascimentale già alle porte di Lecce. Di sicuro a San Pietro in Lama, dove l’oleologo Francesco Caricato ha trasformato la sua azienda in una factory dove scommettere su varianti di olivo resistenti alla Xylella, ma anche in un pensatoio dove invitare chi ha a cuore la biodiversità locale.

Ed è la stessa filosofia che si può notare a Nardò, dove Gianni Casaluce sperimenta un’agricoltura ipersostenibile scommettendo sulla coltivazione di legumi e ortaggi tipici senza consumare acqua.

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Novità in Salento: l’architetto Antonio Monte riqualifica i trappeti, vecchi frantoi ipogei

Novità del Salento: la nuova vita dei trappeti e la musica delle piante

Commovente anche la passione con cui Antonio Monte, architetto e ricercatore del Cnr, sta ridando visibilità a decine di trappeti, i vecchi frantoi sotterranei e semi-ipogei abbandonati o finiti nel dimenticatoio.

Ed è curioso che questa voglia diffusa di rigenerazione e di novità in Salento si sublimi in una colonna sonora. Quella che l’archeologo industriale Alberto Fachechi ha creato registrando gli impulsi elettrici generati dalle foglie per poi convertirli, tramite un algoritmo e un’app, in note musicali. Struggenti e tristi quelle provocate dagli olivi malati, suggestive e perfino allegre quelle riconducibili alle piante fortunatamente sane.

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Alberto Fachechi, che ha ideato una novità in Salento: un sistema per far risuonare le foglie d’olivo

Illuminanti. Quanto le parole della vulcanica attrice britannica Helen Mirren, premio Oscar 2007 per The Queen, che nella minuscola Tiggiano ha rintracciato la sua residenza elettiva da una quindicina d’anni, trovando modo in più occasioni di dichiarare il proprio amore totale per il Salento e di proporsi come bandiera e paladina di Save the Olives, una onlus di studiosi, agronomi e ricercatori che si batte per la sua rinascita.

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Le novità in Salento: dalla pietraia al vino

Le suggestioni? Basta guardarsi attorno. E la catarsi diventa esplicita a Parabita, graziosa località ai piedi della Serra di Sant’Eleuterio, diventata una sorta di piccola Shangri-La per esperienze pionieristiche, interessanti quanto inattese.

Come il progetto di viticoltura Tenuta Liliana, avviato su terreni fino a ieri ricoperti da pietraie e piante rinsecchite e promosso da Antonio Intiglietta e dalla moglie Liliana Angelillo, imprenditori a Milano, per contribuire alla resilienza attiva della contrada pugliese in cui sono nati e cresciuti.

Tenuta LilianaTenuta Liliana
Liliana Angelillo con il marito Antonio Intiglietta, titolari di Tenuta Liliana, a Parabita

Parabola virtuosa: 13 ettari, una cantina high-tech gestita con sapienza dall’enologo Andrea Fattizzo, l’investimento su un vitigno elegante come il Cabernet Sauvignon, la scommessa su altre varietà promettenti (Petit Verdot, Cabernet Franc, Sauvignon Blanc) e un primo rosso – Ladame, annata 2021 –  che si sta già imponendo come un’eccellenza della viticoltura del profondo Sud.

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Scalpellini ed ebanisti

I gesti, la forza fisica, il linguaggio del corpo: Andrea Serra sembra entrare in una sorta di trance artistica maneggiando scalpelli, raspe e martelli quando deve lavorare la pietra leccese, perfetta per realizzare creazioni dal design materico e insieme onirico.

Non sorprende che si alzi all’alba per intrappolare creature e paesaggi dentro la roccia bianco panna, impreziosita di fossili di origine marina. Semmai, a sorprendere è il luogo in cui si esibisce: all’aria aperta, sotto gli alberi vicino a casa, a Cutrofiano.

Andrea Serra scultoreAndrea Serra scultore
Andrea Serra, nipote di un pittore e figlio di un’insegnante d’arte, è uno scultore e designer che lavora la pietra leccese a Cutrofiano

Ma, se arriva l’ispirazione, ovunque, anche su una scogliera o una spiaggia. E non è necessario ricorrere ad argomentazioni sociologiche per spiegare l’originalità di questo abile interprete del “fare e fare bene”. Davvero geniale.

Lo è anche Carlo Nicoletti, ebanista che a poca distanza recupera tronchi e rami degli olivi potati o stremati per realizzare manufatti artigianali e complementi d’arredo.

Ebanista Carlo NicolettiEbanista Carlo Nicoletti
L’ebanista Carlo Nicoletti, che lavora il legno degli olivi abbattuti perché colpiti dal batterio della Xylella

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Novità e tradizione in Salento: orologi di legno, mosaici e pani antichi

Esattamente come Francesco Melcarne, che nel suo piccolo laboratorio domestico a Gagliano del Capo realizza orologi da polso dal design innovativo, lavorando sempre il legno di olivo per la sua portabilità e le sue venature.

E come Matteo Russo, maestro mosaicista che compone e abbina le tessere di marmo alternandole a spazi vuoti, in modo da provocare un piacevole effetto estetico. Senza dimenticare Luca Palma, che a Minervino di Lecce usa materiali di recupero come il ferro e il rame per generare opere e installazioni decisamente eclettiche.

E Salvatore Caroppo, che a pochi passi esprime invece la sua verve creativa nella produzione di pani antichi, all’interno dell’azienda agricola di famiglia dove convivono un forno, un mulino, un agriturismo e una masseria didattica.

Gagliano del CapoGagliano del Capo
Una vista del mare di Gagliano del Capo colto dalle Grotte Cipolliane, anfratti naturali scavati dalle onde nella porosa roccia calcarea leccese durante il Terziario, fra i 65 e gli 1,8 milioni di anni fa

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Il piacere dell’accoglienza

Sorprendente come tutto, in Salento, sia ispirato alla ricerca della bellezza e al bisogno di rappresentarla. La si celebra nei ristoranti, che conoscono l’arte di trasformare i goduriosi e solidi piatti della tradizione in un omaggio alla contemporaneità.

E qui sarebbe uno sgarbo non citare Le Macàre di Daniela Montinaro ad Alezio, il Foscolo di Marta Carichino a Matino e la Farmacia dei Sani di Valentina Rizzo a Ruffano. Ma la s’intravede anche nelle località che stanno godendo di una meritata vetrina.

Le Macare RistoranteLe Macare Ristorante
Gli spaghetti cozze, colatura di alici e burro affumicato della trattoria Le Macàre

Nardò

Come Nardò, che ha la fortuna di avere spiagge invidiabili a una manciata di chilometri, di vantare un centro storico teatrale che la fa sembrare una piccola Lecce e di sfoggiare una vivibilità apprezzata da stilisti, designer e creativi, che qui hanno posato i bagagli e messo in libera uscita i loro progetti.

Fra loro Alessandra Martino e Silvia Priore, entrambe pugliesi con un’attività professionale al Nord, che hanno avviato Insolita Comune, cenacolo di artisti e spazio per incontri letterari e rituali serali.

Il Post NardòIl Post Nardò
Post, experience store di moda, arte e design a Nardò

E Manuel Cirignaco, titolare del Post, atelier di sartoria e concept store dall’impronta metropolitana e avanguardista, dentro una fabbrica di tabacco trasformata in una sorta di Wunderkammer, spazio di meraviglie. Invitanti.

Palazzo PiccinnoPalazzo Piccinno
Palazzo Piccinno, inaugurato a inizio 2024 in una dimora signorile di Parabita

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Novità in Salento: masserie e dimore storiche

E lo sono anche i luoghi dell’ospitalità, dove l’aspetto commerciale della classica hôtellerie viene sfumato per lasciare il posto a un’accoglienza calda e colta. Come ai Tre Bacili di Spongano, dimora storica dove i comfort più sofisticati si elevano fino a convivere con spazi espositivi tipici di una galleria d’arte.

O al Picca Picca, simpatico b&b ricavato in una pajara, abitazione rurale a Morciano di Leuca; alla Casa Piana di Nardò, firmata dagli architetti milanesi Ludovica Serafini e Roberto Palomba; a Palazzo Piccinno, gioiellino di Parabita, che Marco Lolli e Richard Sena hanno trasformato in una maison dall’atmosfera quasi ecclesiastica, dove stimolare la contaminazione tra ospiti e gente del posto.

Picca Picca SalentoPicca Picca Salento
Un ambiente con vista piscina di Picca Picca, b&b ricavato in una pajara di Morciano di Leuca

E poi c’è la squisita masseria Il Giardino Grande, avviata sempre a Parabita dalla salentina Valentina Fasano assieme al fratello Marco recuperando una vecchia dimora.

Le novità in Salento: l’ospitalità esperienziale

Un cammeo dell’ospitalità esperienziale sublimata nelle ambientazioni dalle belle volte a stella, nei tre ettari impreziositi con piante autoctone e nei rituali (yoga, cooking class, laboratorio olfattivo) che invitano a rallentare per concedersi uno stato di benessere che somiglia alla felicità.

Con la padrona di casa a regalare una considerazione che vale un manifesto: “I salentini hanno una gentilezza speciale. Vuoi fare jogging per la campagna e fermarti a mangiare i fichi cogliendoli dagli alberi? Nessuno ti dirà mai che stai rubando. Anzi, se ti vede il proprietario, è probabile che sia lui stesso a offrirteli”.

Mappa SalentoMappa Salento
Mappa del Salento

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Una terra, due mari

Ha ragione Carlo Cascione di Salento Bici Tour, che predica la lentezza come terapia compensativa perché tiene a bada l’ossessione della velocità. Più che ragionevole.

Non c’è niente di meglio per attraversare le serre, ovvero le dorsali che segnano il paesaggio a sud di Lecce, chiuso tra i due mari.

E poche escursioni hanno la magia del tracciato tra Otranto e Porto Badisco che tocca Punta Palascia, porzione più orientale d’Italia, per poi proseguire lungo una strada abitualmente poco trafficata, lontana dagli assalti estivi alle località balneari più gettonate.

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Porto Badisco, nel territorio del comune di Otranto, è uno dei luoghi più belli del Salento: due pareti rocciose a picco sul mare che terminano in una piccola spiaggia di sabbia. Tutto intorno, ginestre, oleandri ed essenze tipiche  della macchia mediterranea

Perché ci sono da esplorare i curiosi fenomeni carsici attorno a Castro, come la grotta Zinzulusa, che penetra per 200 metri nelle viscere della Terra. C’è Tricase Porto, che rimanda ai villaggi dei pescatori d’altri tempi. E in località Ciolo c’è un canalone chiuso da scogliere che i più intrepidi utilizzano come trampolino per esibirsi in tuffi vertiginosi.

Sarà per le falesie a picco sul mare, dove è bello sostare a lungo, magari ascoltando la musica dei Negramaro. O sarà per il vento che impone la sua presenza, facendo quasi pensare che la tramontana, che arriva da nordest, influisca sull’umore dei salentini almeno quanto lo scirocco, che irrompe da sudovest. Ma la sensazione, qui, è quella di trovarsi in un vero altrove.

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La geografia speciale

E non solo perché tra Santa Cesarea Terme, Andrano e Marina di Novaglie capita di scoprire improvvisamente che lo smartphone risulta collegato alla rete telefonica della Grecia, o che l’autoradio trasmette le note del rebetiko.

In fondo non è nemmeno tanto strano, a pochi passi da Santa Maria di Leuca e da Punta Ristola, che segnano il Finis Terrae salutato dai pellegrini di ieri e dai viaggiatori di oggi come una sorta di Capo Horn, dove la Puglia finisce, ma allo stesso tempo inizia, regalando l’invidiabile occasione di potere ammirare l’alba su un mare e il tramonto su un altro.

scultura punta ristolascultura punta ristola
Una scultura di Mario Calcagnile guarda il mare di Punta Ristola

Geografia speciale che marca l’incontro tra l’Adriatico e lo Jonio, tra le scogliere della costa orientale e le spiagge sabbiose che da Pescoluse arrivano a Gallipoli, a ovest.

Da queste parti, il grande scrittore cileno Luis Sepúlveda avrebbe scomodato l’aforisma da lui coniato per la sua amata Patagonia: “Ognuno è del posto in cui si sente meglio”. E aveva ragione.

In effetti, ormai si contano a centinaia gli italiani, gli inglesi, i francesi e gli americani che ogni anno si premurano di acquistare le case nei deliziosi borghi che punteggiano l’entroterra, convinti dai prezzi ancora relativamente abbordabili e dal desiderio di regalarsi una villa o una simpatica tiny house a pochi chilometri dal mare, dove svernare per diversi mesi l’anno o dove invecchiare.

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I borghi e la Notte della Taranta

Succede dalle parti di Patù, con il suo enigmatico monumento sepolcrale del IX secolo noto come Centopietre; nella panoramica Specchia, con i saliscendi a gradini, le bianche case a corte, i querceti di Bosco Danieli; nella fotogenica e barocca Presicce, con i frantoi ipogei disseminati ovunque.

O più a nord, a Melpignano, perla della Grecìa salentina, dove va in scena l’imperdibile e popolarissima Notte della Taranta. Roba da perdere l’orientamento. O da sentirsi Sulla giostra, come recita il titolo del delizioso lungometraggio che Giorgia Cecere ha girato da queste parti nel 2021, posando la macchina da presa tra Alessano, Castrignano e Santa Maria di Leuca.

Specchia, SalentoSpecchia, Salento
Uno scorcio del centro storico di Specchia, splendido borgo di impianto medioevale, con le architetture in bianca pietra leccese

Emozioni sulla giostra

Il film mette in scena la relazione un po’ agitata fra una donna (interpretata da Claudia Gerini), che torna in Salento a occuparsi della casa di famiglia, e l’anziana governante (Lucia Sardo), che non vuole lasciare la villa e diventa un ingombro di cui liberarsi.

Salvo poi mostrare che le radici comuni aiutano ad accettare le sliding doors che spesso il destino impone e a recuperare una ragionevole convivenza. Affresco allusivo e pure metaforico.

Nel Salento messo in ginocchio dalla Xylella il fatalismo non è di casa, semmai lo è stato. E gli ospiti graditi sono invece altri: il senso di appartenenza condiviso dai residenti anagrafici e da quelli di adozione; il privilegio di abitare luoghi e contrade dove l’autenticità è un valore rifugio; la voglia diffusa di leggerezza anche in un paesaggio traumatizzato.

Legge della vita, che si impone sempre. C’è una celebre citazione di Eraclito in uno dei dialoghi finali di Sulla giostra: Panta rei. Tutto passa. Cambia. E rinasce.

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