Viaggio on the road nel sudest degli Stati Uniti: ecco le tappe

Viaggio on the road nel sudest degli Stati Uniti. A dare il benvenuto ai viaggiatori che atterrano a New Orleans è il volto iconico di Louis Armstrong. Del resto, non poteva che essere dedicato a lui l’aeroporto di quella che viene considerata la capitale americana del jazz. Dove la musica è tutto e contagia chiunque metta piede in città.

Specialmente durante il Mardi Gras, il più grande carnevale del mondo dopo quello di Rio, o il leggendario Jazz Fest che tutti gli anni, a fine aprile, richiama un milione di appassionati per condividere una settimana a base di blues, folk, jazz e rock. Il ritmo è parte integrante del dna di NOLA, come la chiamano da queste parti, il filo conduttore che tiene insieme ogni aspetto della vita e della storia locale.

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Mappa del viaggio on the road nel sudest degli Stati Uniti

Seguire il ritmo

È qui che, all’inizio del secolo scorso, si mescolavano il blues del delta del Mississippi, i gospel delle piantagioni di cotone e i canti degli schiavi, fondendo i ritmi africani con le melodie caraibiche, le atmosfere francesi con la tradizione anglofona per dare vita alla principale forma d’espressione artistica del Novecento: il jazz. Proprio per questo New Orleans rappresenta il punto di partenza ideale per un viaggio on the road sulle ali della musica, alla scoperta del sudest degli Stati Uniti.

Una traversata epica, che segue una rotta tracciata sulla mappa da una colonna sonora che vibra al ritmo di generi nati, cresciuti ed esplosi in questa parte degli Usa. La Louisiana segna solo l’inizio del percorso, poi l’ago della bussola si sposta verso nord puntando in direzione di Memphis, la culla dei grandi musicisti, per raggiungere i confini del Midwest e la palpitante Cincy Region, sospesa tra Ohio e Kentucky.

Un’inversione a sud e ci si ritrova in Alabama, fino a raggiungere l’appendice d’America, la Florida, dove concludere il viaggio nell’elegante Fort Myers. Blues, soul, rock, country, jazz: lungo la strada ce n’è per tutti i gusti.

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Il sudest degli Stati Uniti: la festa infinita di New Orleans

Prima di iniziare a sognare sulle note di una canzone soul in una distilleria del Kentucky o lasciarsi travolgere dal suono ribelle del rock sorseggiando una birra a Memphis, bisogna partire da dove tutto è cominciato, lasciandosi trascinare dal ritmo incalzante dei locali di New Orleans.

La festa pirotecnica del Mardi Gras si ripete ogni sera, in scala ridotta, tra i colorati edifici di Bourbon Street, dove la folla si scatena al suono delle orchestre nella cornice pittoresca del quartiere francese. Complice il Sazerac, vigoroso cocktail di origine creola a base di assenzio e cognac, servito a fiumi nei tumbler glass di cristallo.

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Uno dei tipici battelli a vapore che a New Orleans solcano le acque del Mississippi trasportando i turisti lungo l’intreccio di canali del delta (iStock)

Di giorno, invece, nelle strade del Vieux Carré, altro nome del quartiere, si passeggia alla scoperta degli highlight cittadini: la candida St Louis Cathedral, gli iconici edifici di Royal Street, antiche dimore come la LaLaurie Mansion, il New Orleans Jazz Museum dove, oltre alle mostre, si assiste a concerti e performance.

Per decifrare la cultura del vecchio sud, però, non basta immergersi nel jazz. Quel mix irresistibile di suoni e colori si ritrova anche nella tradizione creola o in quella dei cajun, i popoli franco-canadesi emigrati nelle regioni paludose a ovest della città, che ancora oggi conservano con orgoglio una cultura e una musica autoctone.

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La cucina locale

Una vibrante contaminazione che dilaga anche nei sapori della cucina locale, mescolati alla perfezione come gli accordi degli strumenti di una jam session ben riuscita. La miscela di spezie esalta il gusto di ricette a base di carne, pesce e frutti di mare. Come il gumbo, piatto simbolo della Louisiana. Al Neyow’s Creole Café gli chef lo preparano con gamberi, granchi, salsiccia affumicata e prosciutto. Ma le varianti sono infinite, visto che la cucina cajun sfrutta a pieno tutte le proteine reperibili nei bayou, le grandi paludi che si estendono oltre i limiti della città. Alligatori compresi.

Il Bayou Sauvage

Selvaggio e misterioso, il fitto labirinto di stagni e acquitrini che circonda New Orleans riserva spettacoli indimenticabili, soprattutto nelle paludi più grandi. Come il Bayou Sauvage, perfetto per il birdwatching, con passerelle in legno sopraelevate sull’acqua da dove avvistare pellicani e aironi.

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New Orleans: una veduta di Canal Street (iStock)

Il Kayak Swamp Tours organizza ogni giorno percorsi guidati per navigare in queste lande incantate ricoperte di vegetazione, tra file di cipressi calvi immersi nell’acqua, mentre il Lost Lands Environmental Tours, di proprietà del giornalista vincitore del premio Pulitzer Bob Marshall, educa alla salvaguardia dell’ambiente i visitatori con escursioni alla scoperta della fauna che popola i bayou meridionali.

I parchi e le riserve

Nel viaggio nel sudest degli Stati Uniti, oltre a New Orleans in Louisiana c’è altro da scoprire. Una trentina di parchi e riserve statali proteggono paesaggi unici e sorprendenti, dove, fra lagune, stagni e corsi d’acqua, si stagliano cittadine dall’atmosfera d’altri tempi come Natchitoches, la più antica dello Stato, o St Francisville, piccola e piena di charme, fra le colline a nord di Baton Rouge, la capitale.

Un fitto intreccio di storia e natura attraversato da strade panoramiche e itinerari a tema, che si può incontrare anche mentre si risale verso nord, direzione Tennessee, la storica Louisiana River Road, che asseconda il corso del Mississippi.

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Uno scorcio interno di The Spotted Cat, uno dei jazz club più frequentati, vicino al quartiere francese (Shutterstock)

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Il sudest degli Stati Uniti: nella Memphis di Elvis, il re del rock’n’roll

“Deep down in Louisiana close to New Orleans lived a country boy named Johnny B. Goode”, cantava Chuck Berry nel 1958, cambiando per sempre la storia del rock’n’roll. La sua musica è il collante che unisce la Louisiana al Tennessee, dove andare alla scoperta del groove di Memphis.

Graceland

La sua fama è indissolubilmente legata alla memoria di Elvis Presley e alla sua gabbia dorata, la rutilante Graceland, il secondo luogo più visitato degli Stati Uniti dopo la Casa Bianca. L’eco della sua musica non si è mai spenta tra queste mura, dove si può vivere l’emozione di entrare nel salone nel quale intratteneva i suoi ospiti al pianoforte, nella celebre Jungle Room e persino in cucina, con tutti gli elettrodomestici dell’epoca ancora funzionanti. Imperdibile una sosta nel grande giardino, accanto alla piscina, per fermarsi ad ammirare in silenzio il Meditation Garden.

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Lo scenografico viale di querce all’ingresso della storica Oak Alley Plantation, nei dintorni di New Orleans (Paolo Giocoso)

Beale Street

Ma Memphis non è solo la patria di Elvis. In questa vibrante cittadina alle pendici degli Appalachi la musica è onnipresente. Le band si alternano sette giorni su sette nei bar di Beale Street, epica strada costantemente illuminata da un’infinita sequenza di insegne al neon lampeggianti. Inclusa quella del Rock’n’Soul Museum che ripercorre la storia del sound cittadino. Al suo interno sono esposte dozzine di costumi di scena e più di trenta strumenti musicali.

Atmosfere ipnotiche si avvertono al B.B. King’s Blues Club, con decine di musicisti che si alternano a rotazione. La leggenda degli artisti che hanno scosso il mondo facendo ballare milioni di persone, da Jerry Lee Lewis a Johnny Cash, si rivive al Memphis Music Hall of Fame, all’angolo di Beale Street.

Mentre al Mr. Handy’s Blues Hall sembra di essere tornati negli anni Cinquanta, tra fotografie ingiallite affisse sui muri e un palco illuminato da file di lampadine dove i gruppi si esibiscono fino all’alba.

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Graceland, la casa-museo di Elvis Presley a Memphis, il secondo luogo più visitato degli States, dopo la Casa Bianca (Paolo Giocoso)

La città è passata alla storia anche per la lunga battaglia per i diritti civili degli afroamericani. Una storia che si rivive visitando l’ex Lorraine Motel, oggi National Civil Rights Museum, con le inconfondibili porte turchesi, dove tutto è rimasto fermo al 1968 quando, la sera del 4 aprile, l’attivista Martin Luther King venne ucciso con un colpo di fucile mentre si trovava sul balcone della camera 306.

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Il sudest degli Stati Uniti: il fascino vintage della Cincy Region

Tra i tanti volti di Memphis c’è anche quello che si scopre svegliandosi all’alba nella città deserta, quando tutti riposano dopo i bagordi notturni, innaffiati da fiumi di whisky. Il Tennessee è tra i più noti produttori di distillati degli Stati Uniti, anche se è il Kentucky a detenere lo scettro d’America, con il 95% di bourbon prodotto.

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Beale Street all’imbrunire: qui si concentrano i più famosi locali di musica blues (Paolo Giocoso)

Cincinnati

Per arrivarci bisogna fare una deviazione verso nord, nella suggestiva regione di Cincinnati. Si raggiunge imboccando la Highway 40 fino a Nashville e proseguendo sulla 65 per entrare in Kentucky. La sosta da non perdere è al Baker-Bird Winery and Distillery di Augusta, una delle distillerie più antiche degli Stati Uniti, fondata da immigrati tedeschi a metà dell’Ottocento. Oltre al bourbon, la cantina produce un’eccellente selezione di vini e la musica accompagna le degustazioni nei vigneti.

Per restare in tema, The B-Line organizza tour guidati ad alta gradazione alcolica nella Cincy Region, accompagnando gli appassionati in 25 bar, distillerie e ristoranti dove il bourbon è protagonista indiscusso. Le tappe includono il New Riff Distilling a Newport, celebre per il Malted Seye e il Kentucky Wild Gin, il Boone County Distilling che produce autentico bourbon a Independence, sulle colline a ridosso del confine con l’Ohio, e l’Old Kentucky Bourbon Bar di Covington, con oltre 300 etichette di whisky a disposizione.

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Nei dintorni, le alternative non mancano. Basta attraversare il John A. Roebling Suspension Bridge, il caratteristico ponte in mattoni inaugurato nel 1866 che, scavalcando il corso dell’Ohio River, in pochi minuti di auto permette di superare il confine, per scoprire il Willow Run Custom Bourbon di Cincinnati, che delizia gli avventori con esperienze interattive nel mondo dei distillati, mentre fra gli svettanti grattacieli di Downtown ci si imbatte nel Findlay Market, il più antico mercato pubblico dell’Ohio, meta imperdibile per i maestri distillatori con una cinquantina di stand che, dal 1855, vendono materie prime biologiche a chilometro zero.

La cucina della Cincy Region

Oltre che per i distillati, la Cincy Region è celebre per la sua cucina, una fusione perfetta tra piatti soul food e sapori del Midwest. A Newport gli aromi del vecchio sud sono alla base della cucina degli chef del Purple Poulet, un southern bourbon bistrot ispirato ai sapori di New Orleans che, tra le specialità, propone il Voodoo Salmon, mentre il chili piccante è il piatto forte del Dixie Chili.

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La statua di B. B. King, chitarrista, fra i maggiori protagonisti della storia del blues, dà il benvenuto ai visitatori nell’ufficio informazioni turistiche di Memphis (Paolo Giocoso)

Interessante anche la proposta di The Baker’s Table, con un menu stagionale che si abbina perfettamente ai distillati sapientemente selezionati e una serie di cooking class per imparare i segreti della cucina locale. Il Catherine’s Good Eats di Cincinnati delizia con il pollo fritto speziato, ma è da provare anche l’Arnold’s Bar and Grill, il ristorante più conosciuto in città. In attività fin dal 1861, è uno dei locali più antichi degli States e durante il proibizionismo il bar funzionava come speakeasy.

L’American Sign Museum

Per ricordare quell’epoca lontana, una vasca da bagno del tempo è posizionata all’ingresso, la stessa che negli anni Venti veniva utilizzata per miscelare i distillati senza destare sospetti. In città, rimanda alle glorie del passato anche l’ipnotico American Sign Museum: la più grande collezione di insegne luminose d’America. Dai cartelli pubblicitari a segnali stradali leggendari come quelli dell’iconica Route 66, fino alle rarissime insegne vintage del McDonald’s ad arco singolo, oltre a una suggestiva main street allestita con 500 cartelli luminosi.

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Il sudest degli Stati Uniti: soul e country tra i paesaggi dell’Alabama

Lasciandosi alle spalle le luci della Cincy Region, le note di Sweet Home Alabama guidano la rotta, mentre, con un’inversione a U, si riprende la via del sud lungo la Highway 75  verso una delle tappe obbligate in questo on the road alla scoperta della southern culture.

Con quel ritmo incalzante, un ritornello facile da ricordare e uno dei riff di chitarra più riconoscibili degli anni Settanta, la canzone fece discutere per il suo significato politico. Del resto, lo Stato che ha ispirato il titolo del brano dei Lynyrd Skynyrd è legato indissolubilmente alla storia del Movimento per i diritti civili.

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Lo skyline di Cincinnati con il John A. Roebling Bridge sospeso sull’Ohio River (Shutterstock)

Montgomery

Le memorie di quel tempo sono ancora vivide nella capitale, Montgomery, dove una statua di Rosa Park, passata alla storia per aver rifiutato di cedere il posto sull’autobus a un passeggero bianco, segna l’inizio di un viale su cui si concentrano vari siti legati a quella stagione storica, compresa la chiesa battista dove Martin Luther King cominciò la sua attività pastorale e il punto di arrivo della celebre marcia di Selma.

Huntsville

Si lascia la Storia per un salto nel futuro al U.S. Space & Rocket Center di Huntsville, il più grande museo del mondo dedicato alla tecnologia aerospaziale, fra razzi e memorabilia delle spedizioni Nasa. La vicinanza con la Louisiana innesca una sana competizione, legata soprattutto alla musica: un confronto tra giganti, visto che l’Alabama ha dato i natali a Hank Williams, la prima star del country americano.

Lungo il corso del Tennessee River

Da questo punto di vista, non ha nulla da invidiare al Tennessee, a Memphis e Nashville. La conferma si trova nell’angolo nord-occidentale dello Stato, lungo il corso del Tennessee River, nella regione nota come The Shoals – insieme di quattro piccole città: Muscle Shoals, Florence, Sheffield e Tuscumbia – soprannominata la “capitale mondiale delle grandi hit” per i tanti studi di registrazione dove sono nati alcuni dei maggiori successi degli anni Sessanta e Settanta. Imperdibile a Sheffield la visita alla sede della casa discografica Muscle Shoals Sound Studio, entrata nella storia per aver prodotto gli album di star del calibro di Wilson Pickett, Aretha Franklin, Etta James e i Rolling Stones.

L’anima soul dell’Alabama influenza anche la cucina regionale. Per assaporare il meglio della tradizione locale sono due i ristoranti da provare. Il Bunyan’s Bar-B-Q di Florence, dove le carni vengono affumicate in proprio. Oppure l’Archibald’s di Northport, minuscola locanda in legno annerita dai fumi della griglia esterna che serve dal 1962 le tradizionali ribs, succulente costolette di maiale alla brace.

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Una distilleria di bourbon in Kentucky (Shutterstock)

Branyon Beach

Spostandosi verso sud, le dune selvagge di Branyon Beach, affacciata sul Golfo del Messico, incantano lo sguardo, con la distesa candida di sabbia di quarzo bianco che si estende per chilometri in un paesaggio incontaminato. La cornice ideale per qualche giorno di relax fra immersioni, snorkeling, battute di pesca e avvistamento di delfini.

Avvicinandosi alle spiagge nel sudest degli Stati Uniti, cambia anche il panorama gastronomico che vira decisamente verso i sapori del mare, grazie al gusto inconfondibile dei gamberi rosa dell’Alabama.

I crostacei sono tra le principali risorse di questo tratto di costa e più di 250 mila persone invadono ogni autunno Gulf Shores e Orange Beach, i due centri lungo la costa, per partecipare al National Shrimp Festival, una grande festa con i pescatori locali che preparano nei foodtruck gamberi in tutte le salse.

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Il sudest degli Stati Uniti: tra fenicotteri rosa e dimore Art déco

Per raggiungere l’ultima tappa del viaggio si vira a est sulla Route 98, un percorso panoramico che collega l’Alabama alla Florida costeggiando il Golfo del Messico fino a Tampa e da qui, ancora più a sud, lungo la Highway 75 fino a una delle cittadine più vivaci, la raffinata Fort Myers.

Negli anni d’oro, il suo fascino ha attirato le menti più brillanti d’America, come Thomas Edison che nel 1886 la scelse come residenza invernale, in una dimora immersa in un lussureggiante giardino botanico con oltre mille varietà di piante provenienti da tutto il mondo, tra cui il bambù che utilizzava per i filamenti delle lampadine. Anche Henry Ford, il magnate delle auto di Detroit, acquistò qui una casa in stile Craftsman, proprio accanto a quella di Edison.

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Veduta della spiaggia di Gulf Shores, località balneare affacciata sul Golfo del Messico, in Alabama (iStock)

Oggi fanno parte entrambe di un’unica grande proprietà aperta al pubblico, la Edison & Ford Winter Estates. Spostandosi in centro, tra i filari ordinati di palme di First Street si scoprono altri edifici storici che risalgono ai primi decenni del Novecento. Come Murphy-Borroughs House, in stile georgiano, e il Franklin Shops, emporio a due piani del 1937 dal design audace per l’epoca, uno dei tre edifici Art déco originali del distretto.

Fuori città Fort Myers offre scorci meravigliosi, incastonata com’è in un paesaggio circondato dalla natura. La principale spiaggia della città è Fort Myers Beach, su Estero Island, una lingua di terra che costituisce una sorta di barriera tra la terraferma e l’oceano del Golfo del Messico.

Il Mantee Park

Sul vivace boulevard che costeggia il lungomare, tra una moltitudine di ristoranti seafood e negozi per surfisti, spiccano le insegne di Adventures in Paradise e Island Runners Tours, che organizzano battute di pesca e safari acquatici dedicati all’avvistamento dei delfini. Merita una sosta anche il Manatee Park, dove osservare da vicino i lamantini (sorta di trichechi) che solcano le acque lagunari. L’accesso è gratuito e fra marzo e novembre è possibile, a bordo di una canoa o di un kayak, avvistare questi mammiferi acquatici nel lungo canale che scorre attraverso i sette ettari del parco.

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I fenicotteri rosa, simbolo della Florida, sono fra le 245 specie migratorie che trovano riparo al J.N. Ding Darling National Wildlife Refuge, sull’isola di Sanibel, Florida (Getty Images)

Oasi incontaminate e riserve naturali

Sicuramente meno docili dei lamantini, gli alligatori sono le star del Six Mile Cypress Slough Preserve, un’oasi incontaminata, habitat ideale di rettili, lontre e uccelli. La vera sorpresa, però, si scopre sull’inviolata isola di Sanibel, sede del J.N. Ding Darling National Wildlife Refuge, una riserva naturale popolata da 245 specie di uccelli migratori. Anche se a catturare gli sguardi di tutti sono i fenicotteri rosa, simbolo indiscusso della Florida.

“Flamingo, like a flame in the sky” cantava Duke Ellington nel 1941. Vederli in libertà è un’esperienza elettrizzante che rimanda all’armonia vibrante delle note dei grandi del jazz, interpreti immortali dell’incanto travolgente del leggendario sud.

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Viaggio nel sudest degli Stati Uniti: le cose da sapere

Il viaggio nel sudest degli Stati Uniti raccontato in queste pagine parte dalla Louisiana e si conclude in Florida. Un percorso quasi ad anello che, spingendosi a nord fino ai confini con il Midwest, copre oltre 3.500 chilometri attraverso sei Stati del sudest americano: Louisiana, Mississippi, Tennessee, Kentucky, Alabama e Florida. Un itinerario molto lungo, che si può decidere di percorrere anche a tappe, in momenti diversi.

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Fort Myers, vivace e raffinata cittadina di vacanza lungo le coste della Florida (iStock)

Il punto di partenza è New Orleans, dove si arriva con voli internazionali, che effettuano uno o più scali, operati da diverse compagnie (United Airlines, Air France, Lufthansa, British Airways).

Per il noleggio dell’auto, le principali società, da Hertz a Budget, a Dollar, sono presenti con i loro uffici in aeroporto e in città.

Nel sudovest il clima è subtropicale. Pertanto la stagione più adatta per affrontare il viaggio va dall’autunno alla primavera, quando le temperature sono fresche, ma raramente fredde (salvo in Kentucky), e le precipitazioni si riducono. In estate, lungo la costa del Golfo del Messico, c’è il rischio tifoni.

Per maggiori informazioni sull’organizzazione del viaggio nel sudest degli Stati Uniti, i luoghi da visitare, le strutture dove soggiornare si possono consultare i siti: visittheusa.com; explorelouisiana.com; neworleans.com; memphis travel.com; visitcincy.com; alabama.travel; visitfortmyers.com.

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