Viaggio in Islanda, tra neve, geyser e accoglienti rifugi

L’incanto comincia appena finisce la strada. La lingua d’asfalto che si snoda tra distese di muschio e lava sparisce sotto una coltre bianca, inghiottita da un deserto di ghiaccio dove ogni punto di riferimento scompare. Persino la linea dell’orizzonte diventa un confine effimero, che annulla la distanza tra cielo e terra. Sul cruscotto, il GPS indica la destinazione: un puntino al centro dell’Islanda, in mezzo al nulla.

Hveradalir Thermal Area IslandaHveradalir Thermal Area Islanda
Escursione a Hveravellir, la valle delle sorgenti termali, una delle aree geotermiche più grandi e meno visitate d’Islanda

Viaggio nel cuore dell’Islanda, paradiso estremo

Stando alla mappa, il punto di partenza di questo viaggio in Islanda si trova alla base dell’altopiano di Kerlingarfjöll, una vasta riserva naturale tra i ghiacciai, fatta di magma bollente e silenzio. Ma potrebbe anche essere sulla luna. Si parte dal campo base di Skjólm, a due ore d’auto da Reykjavík, a bordo di potenti fuoristrada adattati per “galleggiare” sulla neve.

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fuoristrada su una pista innevata in Islanda fuoristrada su una pista innevata in Islanda
La pista sulla neve che porta verso Highland Base, nuovo resort raggiungibile solo con un fuoristrada

In fuoristrada tra guadi e cumuli di neve

Al ritmo di Highway to Hell degli AC/DC l’autista affronta cinque ore di guadi e cumuli di neve, mentre il mondo reale sembra sempre più lontano (anche se il telefono prende ovunque benissimo). Il sole inizia a calare dietro una collina quando le vetture si fermano. Poco più in basso, accanto alla striscia d’argento di un fiume ghiacciato, si scorge quella che, da lontano, sembra una stazione spaziale.

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Highland Base a KerlingarfjollHighland Base a Kerlingarfjoll
Mescolano minimalismo nordico e design italiano gli interni di Highland Base, nuovo resort nato attorno alle strutture in legno degli anni Settanta, quando questa zona ospitava la prima scuola di sci islandese

Highland Base, rifugio tra le nevi

In realtà è uno dei cento migliori nuovi hotel del mondo, secondo la rivista newyorchese Travel + Leisure. Incastonato nel bianco accecante della valle, Highland Base è un rifugio aperto tutto l’anno, a quasi cento chilometri di distanza dal centro abitato più vicino, nel cuore d’Islanda.

D’inverno accoglie una cinquantina di ospiti alla volta, divisi tra le camere e i lodge ricavati nelle strutture abbandonate dei pionieri che, nel secolo scorso, arrivavano fin qui, inebriati dal vuoto di questo paradiso estremo. Inesplorato fino agli anni Trenta, si pensava fosse un territorio inabitabile, governato da troll e spiriti che viaggiavano dopo il tramonto, per trasformarsi in pietre al sorgere del sole.

Cristalli di ghiaccio e nuvole arcobaleno

Una convinzione ancora radicata nella cultura locale, visto che il 37 per cento degli islandesi crede negli elfi, o come li chiamano qui, gli huldufólk, il popolo nascosto. Tanto che i tracciati delle strade vengono spesso modificati per non disturbare queste piccole creature.

Del resto, pochi popoli hanno un legame così stretto con la propria terra come gli islandesi. Il loro Paese è un museo naturalistico a cielo aperto, un prodigio di bellezza. Soprattutto d’inverno. Quando i colori diventano cangianti e turbini di vento agitano per aria i cristalli di ghiaccio, facendoli tintinnare come una canzone di Bjork. Se le condizioni sono favorevoli, capita persino di assistere al rarissimo fenomeno delle nuvole arcobaleno.

L’unicorno della meteorologia, che qui chiamano glitský. Perché in islandese esiste una parola per tutto. Soprattutto quando si parla di condizioni atmosferiche.

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Pace e relax in un paesaggio da fiaba

Come gluggaveður, vocabolo intraducibile che mescola le parole finestra e clima per descrivere quelle giornate di sole apparentemente splendide se viste stando in casa al caldo, ma in realtà gelide e ventose. Un termine che sembra creato su misura per descrivere le camere del resort, disseminate di mantelle di lana a quadri, tavole da backgammon e morbidi cuscini che invitano al relax e alla contemplazione dei paesaggi da fiaba, incorniciati da finestre sull’infinito. Sotto le travi della lounge, ricavata nella struttura dell’antico rifugio, fotografie vintage documentano la vita della valle negli anni Settanta, quando qui sorgeva una delle prime scuole di sci islandesi.

Riprogettata e ampliata, profuma di legno e minimalismo nordico. Eppure nasconde un sorprendente tocco italiano. “Le stanze sono arredate con eclettismo, con pezzi scandinavi e italiani scelti in armonia con i colori e i materiali del posto. La potenza ancestrale che ci circonda è una sensazione che noi islandesi abbiamo ben presente, sappiamo quanto la natura sia più potente di noi”, spiega Sigurdur Thorsteinsson, che ha curato il progetto di interior firmato da Design Group Italia.

motoslitta con escursionista davanti a un paesaggio innevato in islandamotoslitta con escursionista davanti a un paesaggio innevato in islanda
Tra le vallate al centro dell’isola la neve persiste fino a giugno, poi il paesaggio lunare si trasforma in terra marziana. Sparita la coltre bianca, l’estate rivela colline color ruggine sotto la cui superficie ribolle la lava dei vulcani.

Sulla vetta di Ásgard

Quando nevica, la selvaggia bellezza che avvolge il resort si trasforma in un immenso parco giochi per appassionati di sport invernali, da scoprire con le guide che si alternano per accompagnare gli ospiti. Come Robert Marshall, origini gallesi, ma solide radici sull’isola, che conosce palmo a palmo la zona. “Anche i meno esperti possono raggiungere la vetta di Ásgard, la montagna di Thor, il dio del tuono, che sovrasta la valle come un castello di ghiaccio”, raccomanda a chi sceglie di avventurarsi insieme a lui nel bianco con le ciaspole.

Con gli sci tra i ghiacciai

L’alternativa sono gli sci da alpinismo, per assaporare la fatica di morbide salite sui declivi incastonati tra i ghiacciai Langjökull e Hofsjökull, la seconda e la terza calotta glaciale più grande d’Islanda. Appagano gambe e occhi, con scenari da brivido. Tra le vallate, nelle giornate terse spazzate dal vento, basta salire su un’altura per lasciar correre lo sguardo tra i 200 chilometri quadrati inabitati che circondano il resort. L’unico segno dell’uomo è un box per la verifica dei dispositivi Artva, obbligatori per cimentarsi con lo scialpinismo.

In motoslitta alle terme di Hveravellir

Per chi invece preferisce la velocità, un’adrenalinica corsa in motoslitta permette di coprire in meno di un’ora i 40 chilometri che portano a Hveravellir, la Valle delle sorgenti termali, una delle aree geotermiche più grandi e meno visitate dell’isola. “Qui si prova l’emozione di vedere il mondo come era mille anni fa. Nulla è cambiato. E penso che almeno per un altro secolo sarà così”, sussurra Marshall in un silenzio irreale, interrotto solo dagli sbuffi del vapore.

La temperatura esterna fa gelare, ma un centinaio di metri sotto le racchette da neve scorrono fiumi di magma ribollenti. Un inferno di ghiaccio e fuoco dalla forza primordiale.

Racconti davanti al camino

Di ritorno dalle escursioni, ad accogliere gli ospiti è il profumo dei waffle fragranti, serviti con montagne di panna montata e cioccolata calda. Poi, la sera, ci si ritrova accanto al camino, per scambiarsi racconti di viaggio e ascoltare le saghe islandesi, piene di storie terrificanti.

Più tardi, buio e silenzio accolgono chi sceglie di salutare la notte nelle piscine termali geotermiche naturali all’aperto. Un’incredibile piattaforma panoramica per ammirare le stelle, immersi nell’acqua bollente che sgorga dalle profondità terrestri. E commuoversi di fronte allo spettacolo dell’aurora boreale che illumina di luci verdi il cielo invernale. Pura magia.

stade e quartieri di Reykjavik capitale Islandastade e quartieri di Reykjavik capitale Islanda
Il centro di Reykjavík, la capitale islandese dove abita la maggior parte della popolazione. Le temperature rigide invitano a sostare nei piccoli locali che animano Laugavegur, la strada principale

Ritorno alla civiltà

L’incantesimo che avvolge il resort rende difficile il distacco. Il viaggio di ritorno verso il campo base aiuta a riabituarsi per gradi alla civiltà, mentre i fuoristrada scivolano sulla crosta ghiacciata come surf sulle nuvole. Arrivati a Skjól, si può decidere di concedersi ancora qualche giorno e percorrere con calma l’itinerario che porta verso la capitale lungo la rotta del Golden Circle, un anello di 300 chilometri che collega Reykjavík alle incredibili bellezze naturali dell’Islanda meridionale.

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Tra geysir e cascate di ghiaccio

D’inverno il fascino di questi luoghi si moltiplica. La strada che porta a Selfoss costeggia meraviglie naturali come il Geysir, che ha dato nome a tutto questo fenomeno naturale che in tutto il mondo prende il nome islandese, ma anche la cascata ghiacciata di Gullfoss e il maestoso Parco nazionale di Thingvellir, dove aveva sede l’Alþingi, il più antico parlamento del mondo, attivo fino al 1798.

Sosta gastronomica

Si fa sosta a Laugarvatn per fermarsi da Fontana ad assaggiare una fetta di hverabrauð, il fragrante pane di segale cotto in pentole d’acciaio sepolte per 24 ore nella sabbia nera bollente. “La ricetta è quella che usavano i miei nonni, profuma di casa e tradizione”, spiega Sigurður Rafn Hilmarsson mentre estrae la pignatta rovente di fronte agli occhi degli ospiti della sua panetteria con annessa Spa.

Attorno, l’aria odora di zolfo e la sabbia nera gorgoglia sotto i piedi. Qua e là si scorgono file di merluzzi, messi a essiccare su griglie di legno accanto a cavalli dal pelo lunghissimo che pascolano tranquilli nei pressi di fattorie-modello come Friðheimar, gestita dalla famiglia di Knútur Rafn Ármann e sua moglie Helena. Producono uno dei beni più rari dell’isola, gli ortaggi, che qui vengono fatti crescere nelle serre sfruttando il calore dell’energia geotermica.

cavalli al pascolo Islandacavalli al pascolo Islanda
Una piccola mandria di cavalli islandesi, coperti dal folto pelo che li difende dal freddo invernale

Tappa nei pressi del cratere Kerið

Il paesaggio cambia ancora guidando verso Selfoss, tra ampissime vallate attraversate da rettilinei e dolci curve a costeggiare le improvvise montagne che si ergono quasi dal nulla, inaspettatamente maestose. Immancabile una tappa al Kerið, il cratere più fotogenico dell’isola, con le sue acque ghiacciate circondate da rivoli caldi color ruggine che scorrono attraverso la neve.

Sosta a Eyrarbakki

Merita una sosta anche Eyrarbakki, villaggio di pescatori sulla costa dove scoprire Húsið, una delle case più antiche d’Islanda, costruita nel 1765. Poco distante, ci si ferma per una bisque d’aragosta ai tavolini rétro di Rauða Húsið, in un edificio storico con tendine di pizzo alle finestre.

Costeggiando spiagge di sabbia nera, si scorgono le cupole trasparenti dell’Aurora Base Camp, tre postazioni riscaldate dove passare la notte per avvistare l’aurora boreale.

The Retreat at Blue Lagoon IcelandThe Retreat at Blue Lagoon Iceland
Le suite del The Retreat at Blue Lagoon, costruito tra rocce laviche circondate da acque riscaldate dall’energia geotermica

La Spa nella roccia

Poco oltre, si arriva alla principale attrazione della penisola di Reykjanes, la spettacolare Blue Lagoon, inserita dal National Geographic nella Top 25 delle Meraviglie del mondo. Un lembo di terra di fuoco e di ghiaccio dove non è improbabile assistere ad un’eruzione vulcanica.

Rocce laviche e lingue di magma solidificato coperte di neve incorniciano le acque cristalline riscaldate dall’energia geotermica che le mantiene a una temperatura costante tra i 36 e i 40 gradi. Accanto alla grande vasca termale aperta al pubblico, visitata ogni anno da un milione di persone, si scopre la laguna privata del luxury hotel The Retreat at Blue Lagoon, uno dei due indirizzi per soggiornare accanto alle acque turchesi (l’altro è il Silica Hotel, meno esclusivo, ma altrettanto spettacolare). Vincitore di numerosi premi, tra cui l’Ahead Award come Best Resort, sorge all’interno di una colata di lava, circondata dalle sorgenti geotermali del Global Geopark, patrimonio Unesco.

Le pareti si fondono con l’ambiente naturale nella Spa sotterranea che scende fino a tre metri di profondità nel suolo vulcanico. Un immenso spazio di oltre 7.000 metri quadri dove nuotare tra le pareti del canyon scavato nella roccia, spolverato di neve, e sperimentare il lusso sensoriale del Blue Lagoon Ritual, basato sugli elementi attivi delle acque della laguna: il silicio, le alghe, i minerali.

Vale la pena di venire fin qui anche solo per cenare al ristorante Moss, premiato con la stella Michelin grazie al menu dello chef Aggi Sverrisson, che esplora i confini della cucina islandese rielaborando le forme della natura. Dai tavoli affacciati sulle vetrate si assiste al tramonto invernale che accende il cielo con i colori del fuoco, mentre dalle acque turchesi sale un’evanescente foschia. Un contrasto pieno di armonia, come ogni scorcio di questa terra ancestrale.

Curiosità e indirizzi a ReykjavÍk

ReykjavÍk è una città vitale e introversa. Quieta solo in apparenza, la prima e ultima tappa di ogni viaggio in Islanda sta diventando un crocevia globale di creatività e buon vivere sostenibile. Dalla cattedrale si dipana un gomitolo di case colorate, dove si scoprono indirizzi di design come Kirsuberjatréd, cooperativa di undici artigiane dove comprare le ciotole di Valdis Harrysdóttir, realizzate in carta di ravanello, e gli eccentrici carillon di Margret Gudnadóttir, che suonano canzoni folk islandesi.

Per acquistare i ruvidi e caldissimi golf islandesi si fa tappa da Handknitting Association of Iceland o nel concept store Farmers & Friends, sul porto, mentre Fischersund propone profumi artigianali locali ispirati alla natura islandese in una delle case più antiche della città.

Per una girella alla cannella si fa tappa da Brauð & Co, a pranzo si gusta una tazza della tipica lobster soup da Seabaron o lo street food a chilometro zero di Grandi Mathöll: vista sul porto e piatti a base del pesce freschissimo, lavorato a pochi metri dai tavoli. La sera, si punta sulla New Nordic cuisine proposta da Gunnar Karl Gíslason, chef di Dill, lo stellato più osannato della città.

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Cosa sapere prima di partire per un viaggio in Islanda

Clima. L’Islanda ha un clima subartico, freddo e ventoso per gran parte dell’anno, ma mitigato dalla corrente del Golfo e dalla presenza dell’oceano. L’inverno non è poi così freddo: la temperatura media nelle zone pianeggianti e a Reykjavík resta stabile intorno allo zero, mentre nelle zone interne si abbassa con il crescere della quota.
Quando andare. L’inverno è una stagione magica in Islanda. Per praticare gli sport invernali nelle zone interne dell’isola, il momento ideale è quello tra febbraio e marzo, quando le giornate si allungano velocemente, fino a raggiungere le 12 ore di luce al giorno. Per osservare l’aurora boreale il periodo migliore va da novembre a gennaio, quando le notti sono più lunghe.
Cosa portare. Capi caldi e impermeabili in vari strati, scarpe da trekking e occhiali da sole per proteggere gli occhi dal riverbero di neve e ghiaccio. Indispensabile il costume da bagno per immergersi nelle pozze d’acqua riscaldata all’aperto e accedere a saune e Spa.
Lingue ufficiali. Oltre all’islandese, inglese e danese sono parlati da una larghissima parte della popolazione.
Documenti. Pur non aderendo all’UE, l’Islanda fa parte dell’area Schengen, pertanto è sufficiente la carta d’identità valida per l’espatrio.
Valuta. La valuta ufficiale è la corona islandese (ISK) 1 € = 150 ISK.
Fuso orario. Un’ora in meno rispetto all’Italia.

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