Sulla punta estrema dell’Africa, tra scogliere sferzate dai venti e piccole baie lambite da onde fragorose, svetta un promontorio roccioso sorvegliato da un faro che getta la sua luce lontano. Venne costruito nel 1895 per segnalare ai marinai che doppiavano il Capo di Buona Speranza l’insidia della corona di scogli aguzzi che difende come un baluardo il punto geograficamente più a sud del continente, lo spettacolare Capo Agulhas.
Viaggio in Sudafrica tra spiagge selvagge e riserve naturali
L’area intorno al faro di Capo Agulhas è un palcoscenico naturale di una potenza inaspettata. Lo si raggiunge seguendo un itinerario da percorrere senza fretta, guidando su strade panoramiche che si inoltrano tra spiagge selvagge, riserve naturali e calette nascoste, dove avvistare balene e pinguini.
Partenza (e ritorno) da Cape Town
Il viaggio comincia e finisce a Cape Town, una città forgiata dai contrasti estremi di questo lembo di terra ai confini del mondo. Sul percorso di andata la si sfiora appena. Un breve respiro della sua atmosfera, un’occhiata fugace poco prima dell’atterraggio.
Calette nascoste e spiagge lungo la costa
Via dall’aeroporto, si fugge subito verso sud-est, inoltrandosi sulle curve sinuose che attraversano paesaggi mutevoli, costeggiando le ultime baie dell’Oceano Atlantico.
Il percorso più costiero, anziché la veloce N2, permette di scoprire la bella spiaggia balneabile di Pringle Bay, per poi concedersi qualche ora di sosta nell’incantevole Betty’s Bay. Qui si trova la colonia di pinguini di Stony Point, forse non spettacolare quanto la più famosa Simon’s Town, ma certamente meno frequentata.
Ancora un’ora di guida e ci si ritrova in vista della Grootbos Private Nature Reserve, paradiso ecologico con un lodge da favola, incorniciato da colline che regalano vedute sterminate sull’oceano.
Nascosta alle spalle della Walker Bay Nature Reserve, fra Hermanus e Gansbaai, custodisce un tesoro di meraviglie naturali. Oltre 3.500 ettari di verde incontaminato, dove imbattersi in un centinaio di specie di piante in via di estinzione fra le 907 presenti, di cui sette scoperte proprio qui.
Paradiso di biodiversità
“Abbiamo il privilegio di vivere in un crogiuolo di biodiversità. Ma cerchiamo di andare oltre la semplice conservazione”, racconta Michael Lutzeyer, il proprietario di Grootbos Private Nature Reserve, che rappresenta un esempio illuminato per tutte le realtà di hôtellerie ecoresponsabile.
“Che si tratti di avvistare le balene, di imparare come le api impollinano i fiori o di incontrare persone capaci di cambiare il mondo attraverso piccoli passi, ci sforziamo di offrire un’esperienza unica, un modo di vivere onesto e responsabile, senza rinunciare alla raffinatezza”, continua Lutzeyer, appassionato gourmand, convinto sostenitore di una via biologica all’alimentazione e fra i maggiori collezionisti di vino in Africa. Il risultato è una carta di etichette eccellente e un menu creato con materie prime coltivate nella riserva con il massimo rispetto per l’ambiente.
Escursioni su misura
Quasi invisibile dall’esterno, il lodge, diviso in due strutture, Forest Lodge e Garden Lodge, regala panorami incredibili. Le guide confezionano ogni escursione su misura, per garantire esperienze irripetibili.
Ci si immerge nei profumi del fynbos, la prateria fiorita tipica della costa sudafricana, per poi ritrovarsi al cospetto della foresta plurisecolare dei milkwood, gli alberi dai rami nodosi e tentacolari, capaci di resistere ai venti, carichi di sale, che colpiscono la costa.
Le spettacolari dune di sabbia si esplorano in bici, oppure a cavallo; poi si esce in barca per avvistare i Big Five dell’oceano: balene, squali, foche, delfini e pinguini. In alternativa si può scegliere di rallentare il ritmo, facendosi coccolare con un massaggio in mezzo ai boschi o semplicemente rimanendo in terrazza a guardare incantati il paesaggio che muta con il passare delle ore.
Un safari in fuoristrada
Una delle esperienze più belle in assoluto è il safari con il fuoristrada scoperto, per lanciarsi lungo le spiagge selvagge e le scogliere della Walker Bay: il più autentico e indimenticabile incontro con l’oceano.
Nel regno dei Big Five
Balene franche australi
A una ventina di chilometri da Grootbos sorge Hermanus, affacciata sulle onde impetuose di un mare mai quieto. Fra giugno e novembre diventa dimora per migliaia di balene franche australi che vengono a procreare nelle anse riparate sotto le scogliere. Uno spettacolo unico, da vivere passeggiando lungo la Whale Walk, il sistema di sentieri e passerelle di legno che disegna il profilo della costa. Non c’è davvero bisogno di salire su una barca per ammirare da vicino i cetacei, che in questo punto della costa arrivano a pochi metri dalle rocce.
Squali bianchi
Poco oltre, proseguendo verso sud-est, si raggiunge Gansbaai, resa celebre dalla presenza degli squali bianchi. Qui si trova la famigerata Shark Alley, il corridoio dove, fino a un paio d’anni fa, si registravano le più alte concentrazioni al mondo del re degli oceani.
Oggi la situazione è diversa: i white shark hanno cambiato rotta e se ne avvistano pochi, ma vale comunque la pena di regalarsi un’escursione sulle imbarcazioni dotate di gabbie da immersione per ammirare le altre specie che popolano le acque.
Raggiungere il Capo
Meno di due ore d’auto e si arriva in vista della meta del viaggio, il punto più meridionale dell’Africa. Doppiato dai portoghesi all’inizio del XV secolo, venne ufficialmente battezzato Cabo dos Agulhas da Bartolomeo Diaz nel 1488, ma era noto anche con altri nomi, ben più sinistri.
Non è certo un caso che venisse chiamato, per esempio, Capo delle Tempeste: qui si incontrano l’Oceano Atlantico e quello Indiano, la corrente gelida del Benguela, proveniente dall’Antartico, e quella calda di Agulhas, che arriva dall’India. Il risultato è un clima violento, specie d’inverno, con onde anomale che arrivano a 30 metri, venti che superano i 150 chilometri all’ora; non sono rari nemmeno gli iceberg alla deriva.
Il faro di Capo Agulhas
Da non perdere una salita al faro, il secondo più antico fra quelli ancora funzionanti in Sudafrica, dopo quello di Green Point a Città del Capo, inaugurato il 12 aprile 1824. Poco oltre, un sentiero che si snoda tra rocce e passerelle di legno porta al piccolo monumento dedicato al punto d’incontro fra i due oceani.
Relitti, storie di marinai e un museo
A pochi metri dalla costa si scorge il relitto della nave giapponese Meisho Meru, uno dei tanti che punteggiano questo tratto di mare, noto per essere un cimitero di imbarcazioni.
Una fama che ha alimentato la letteratura marinaresca, dando spunto a decine di leggende che si scoprono visitando il Shipwreck Museum, piccolo, ma interessante museo sui naufragi che si trova nella vicina cittadina di Bredasdorp.
Un mondo bianco e lontano
Dopo aver lasciato il Capo, si risale brevemente la costa orientale dell’Africa proseguendo fino alla De Hoop Nature Reserve, selvaggia zona protetta che si estende tra terra e mare fin dentro l’oceano, in quanto area marina protetta fin dal 1985. Dal gate si percorrono una trentina di chilometri di strada sterrata nella macchia, con frequenti avvistamenti di imponenti eland, le più grandi tra le antilopi d’Africa.
Superata l’ultima cresta, la vista si concentra sul mare, dove sorge il Lekkerwater Beach Lodge, immerso in un panorama che toglie il fiato. Le onde percuotono la costa, in un incessante sciabordio di cavalloni dalle scie bianche che si perdono su una spiaggia lunga cento chilometri.
Il vento, sempre sostenuto, porta il racconto di un mondo bianco e lontano. Sono i sospiri dell’Antartico, l’ultima terra che si staglia oltre i confini del mare impetuoso. Le sette camere del lodge sono semplici, ma confortevoli, così come il bar e il ristorante. Camini accesi, grandi vetrate e terrazze da dove lasciar correre lo sguardo verso l’orizzonte: si finisce per trascorrere gran parte del tempo rapiti dalla potenza delle onde.
A Lekkerwater (in lingua afrikaans, acqua buona) l’atmosfera è informale, ma ogni dettaglio rivela una cura attenta al benessere dell’ambiente e degli ospiti. Si passeggiate lungo la spiaggia o nella macchia locale per scoprire i percorsi e lo stile di vita degli antichi Strandloper, le tribù che vivevano lungo questa costa. Una traccia importante della storia dell’umanità che, insieme al paesaggio, spiega l’emozione che tutti gli ospiti percepiscono camminando con le guide.
Fra luglio e novembre arrivano anche le balene con i loro piccoli appena nati. Si avvicinano così tanto alla spiaggia da poter essere ammirate non solo dalla terrazza del bar, ma persino dal proprio letto.
Verso la West Coast sudafricana
La tappa successiva del viaggio porta alla scoperta di un altro oceano, un’altra costa, un altro mondo. In meno di cinque ore, passando per Swellendam, Robertson, Worcester e Hopefield, si attraversa l’Africa da una costa all’altra per arrivare sulle sponde dell’Oceano Atlantico a Paternoster, lungo la quasi sconosciuta West Coast sudafricana.
Paternoster, il paese che non c’era
Fino a qualche anno fa, questa piccola località non si trovava nemmeno sulle carte turistiche: non era che un minuscolo villaggio dove qualche pescatore sopravviveva catturando aragoste e alimentando l’unica microindustria locale. Intorno, enormi distese di nulla punteggiate da qualche miniera di ferro. Davanti, un mare senza fine e centinaia di chilometri di spiagge deserte.
Oggi Paternoster si è trasformata in una delle destinazioni di tendenza per i captonian, gli abitanti di Cape Town. Sulle coste un tempo deserte ora si scorgono centinaia di casette bianche, sono stati inaugurati ristoranti sul mare e, da qualche anno, non si può più scorrazzare sulle dune buggy lungo la spiaggia, sfruttando la bassa marea.
Vale la pena di arrivare fin qui per trascorrere qualche giorno nell’atmosfera idilliaca dello Strandloper Ocean, il più incantevole hotel di Paternoster, punto di partenza ideale per passeggiate solitarie sulle spiagge un tempo solcate dalla popolazione dei Strandloper. La struttura offre stanze vista mare arredate con uno stile elegante e minimale, realizzate in edilizia ecosostenibile.
Qui si viene anche per regalarsi una cena ai tavoli del ristorante guidato da Simone Jacke, originaria di Mauritius e innamorata della West Coast. “Chi arriva da noi capisce subito che questo è un posto dove fermarsi”, racconta Jacke. “Si possono fare lunghe camminate lungo le spiagge, anche organizzando un picnic, e godere di questo mare così grande, oppure andare a visitare i parchi nazionali. Ma qui è bello anche rifugiarsi nella quiete della propria camera: il clima è selvaggio come la natura e si può passare dal sole alla nebbia in un attimo”.
Escursione in dune buggy
Tra le esperienze imprescindibili c’è sicuramente l’escursione a bordo di una dune buggy lungo le piste che si intrecciano fra sabbia e macchia. A renderla ancor più memorabile contribuisce Deon van Schalkwyk, proprietario del mezzo e guida, un afrikaan che porta incisa sul volto la mappa di questi luoghi. “Sono nato qui e sono cresciuto correndo sulle dune”, rivela orgoglioso. “Amo questo posto semplicemente straordinario e non ho nessuna intenzione di lasciare queste spiagge”.
Cosa vedere nei dintorni di Paternoster
Nei dintorni di Paternoster valgono un’escursione il West Coast National Park, dove vivono più di 250 specie di uccelli, e il faro di Cape Columbine, mentre nella cittadina di Langebaan, località balneare e naturalistica, è una scoperta il ristorante Die Strandloper: a pranzo il menu a prezzo fisso ricorda quello servito un tempo negli accampamenti degli Beachwalker, l’altro nome usato per definire gli Strandloper, i nomadi delle spiagge.
Alla scoperta di Cape Town
Con un paio d’ore di autostrada si chiude il cerchio di questo viaggio a Cape Town, la capitale legislativa del Sudafrica. Mother City è uno dei nomi con cui è chiamata Cape Town. Considerata, a ragione, una delle città più belle del mondo, quest’anno è al secondo posto tra le 50 Best Cities in the World to Visit secondo Time Out.
Dall’arte allo shopping, dalla storia alla cucina, qui si trova tutto. Inclusi i grandi contrasti che caratterizzano la forbice estrema fra i più ricchi e i più poveri, tipicamente sudafricana.
Fra le tante caratteristiche di questa città c’è l’inclusività per i disabili. Oltre a hotel e ristoranti senza barriere, le attrazioni turistiche sono fruibili a chi ha problemi di mobilità, dal Victoria & Albert Waterfront, il vecchio porto commerciale, poi rinnovato, dove è possibile ritirare una sedia a rotelle agli ingressi, fino alla cima di Table Mountain, una sorta di cattedrale di roccia che sorge in pieno centro, alta poco più di mille metri, con i sentieri accessibili, passeggiate lungo il mare e alla funicolare che porta al Capo di Buona Speranza.
La base ideale per scoprire Cape Town è l’hotel One & Only, che pur essendo a un passo dal Waterfront è silenzioso, quasi isolato dal fermento cittadino. Brilla per comfort e cura nel servizio: da provare lo strepitoso sushi di Nobu e la sua scuola di cucina, riservata agli ospiti. Così come l’esperienza di confezionare il proprio vino partendo dai monovitigni della zona del Capo, guidati dal sommelier Luvo Ntezo nella splendida enoteca della proprietà.
Per cena la tappa imperdibile è Carne, dove scoprire l’eccellenza della materia prima sudafricana. Lo chef e patron italiano Giorgio Nava, da anni riferimento per la ristorazione nella zona del Capo, alla fine dell’anno scorso ha inaugurato un locale all’interno del Time Out Market, nel Waterfront, con 13 isole gastronomiche che propongono carne, pesce, sushi, pizza.
In elicottero sulla Table Mountain
L’ultimo regalo da concedersi prima della partenza è un volo panoramico in elicottero, per godere della bellezza di Cape Town dall’alto. Si sorvolano il microcosmo felice e multiculturale del Victoria & Alfred Waterfront, con i suoi ristoranti, la mole inconfondibile della Table Mountain e la distesa infinita delle sue spiagge più belle, da Camps Bay a Muizenberg. Per contemplare dall’alto quel mare impetuoso che rappresenta il cuore pulsante della storia. Non solo locale.