Il luogo più bello del mondo, secondo il National Geographic. Un’esagerazione, forse. Ma lo stupore è grande quando si approda nella penisola di Dingle, Far West d’Irlanda lungo la spettacolare Wild Atlantic Way, la strada costiera più lunga (2.500 chilometri) e spettacolare d’Europa, che nel 2024 festeggia i dieci anni.
Davanti agli occhi appare un angolo bucolico dalla temperatura mediterranea affacciato su 50 chilometri di coste scenografiche che dialogano con l’oceano tra il fluire delle onde, i giochi delle maree e le urla delle tempeste.
Gli habitué ritornano ogni anno come rondini nella penisola di Dingle: a incantarli, le dune, le immense spiagge di sabbia bianca, le calette con i colori tropicali, i porticcioli con le barche variopinte per la pesca di astici e aragoste, i laghetti, le foreste. Un’Arcadia del terzo millennio.
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La penisola di Dingle: less is more
Nelle distese smeraldo si incontrano casette in legno color pastello, fattorie, giardini segreti dove i caprifogli contendono alle rose i muri scrostati. Grandi prati ondulati in cui pascolano cavalli in libertà sfiorano le scogliere di granito grigio a picco sulle acque dell’Atlantico increspate dal vento.
Ginestre, fucsie e rododendri crescono spontanei ai bordi delle strade. Less is more, meno è meglio, è il motto di questo mondo a parte, fieramente irlandese, linguisticamente gaelico. Qui non ci sono ville e resort fastosi, e neppure locali alla moda, discoteche, auto rombanti o personaggi famosi.
Il lavoro della natura e quello dell’uomo si confondono nel cuore di Dingle, l’incantevole capoluogo incastonato tra l’Atlantico e la verdissima Slievanea Mountain, che ospita una variegata enclave di artisti e scrittori, conquistati dai ritmi da villeggiatura d’altri tempi.
Belle dimore storiche, botteghe artigianali, pub lungo la marina annunciati da insegne irriverenti, b&b e alberghi di charme, il molo con le reti traboccanti di pesci, attratti in queste acque dal tepore della Corrente del Golfo.
Il Dingle Food Festival
Il porto è protagonista del Dingle Food Festival, la colorata kermesse che a ottobre anima Green street e le strade attorno, con decine di stand colmi di cascate di gamberi, crostacei, degustazioni, concerti di cornamuse e tamburi nei singing pub. Mentre gli chef si esibiscono in menu fantasiosi.
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La penisola di Dingle, dalla barca alla tavola
Whisky, frutti di mare e scuola di cucina
A fare da apripista, i ristoranti Doyle’s Saefood, che mette in tavola l’astice declinato in varie ricette o il rotolo di granchio, e Solas Tapas & Wine, dove si gustano ostriche, gamberetti e crocchette di patate e alghe.
Nell’artigianale Dingle Distillery si assiste alla produzione del whisky single malt, del gin e della vodka, degustazione inclusa. Si vive una piccola avventura partecipando al tour gastronomico Catch and Cook a bordo delle barche della Dingle Cookery School, in un ex lanificio, regno dello chef Mark Murphy, star di vari programmi televisivi. Si naviga lungo le coste dai colori ocra inseguendo prede invitanti, dai merluzzi gialli, ai rombi, ai tonnetti.
Racconta lo chef: “Tutto quello che si pesca compare immediatamente sulle tavole della scuola sfilettato, cucinato da ognuno. I nostri allievi arrivano da tutta Europa, dagli Stati Uniti, dal Giappone e tornano a casa in grado di riproporre un eccellente pranzo irlandese”.
“Qui si apprendono i segreti della cucina delle nonne nelle ricette rivisitate a base di ingredienti a chilometro zero. Dai frutti di mare, abbondanti nella penisola, all’agnello, alle verdure, ai formaggi artigianali come il Milleens, profumato di erbe e spezie, o il delicato Durrus, color corallo”.
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Una birra al pub, a ritmo delle drinking song
Dopo il tramonto il borgo è protagonista di una festa mobile animata dalle pinte di Guinness e dalle note di famose drinking song, come la celebre The Wild Rover, che si diffondono dai vari pub, una sessantina circa, sparsi nel labirinto delle viuzze.
“Dov’è Dick Mack’s? Di fronte alla chiesa. Dove si trova la chiesa? Di fronte a Dick Mack’s”. Il cartello appeso su Green Street annuncia il pub più iconico, inaugurato a fine Ottocento, che propone una notevole collezione di whisky.
Ma Dick Mack’s offre anche la possibilità di acquistare cinture di pelle, scarpe e stivali di gomma nella bottega annessa. Davanti all’ingresso si nota il pavimento in stile hollywoodiano con le stelle e i nomi dei personaggi famosi che hanno frequentato il pub, tra cui gli attori Julia Roberts e Sean Connery.
È in fondo a Main Street Foxy John’s, metà pub, metà negozio di ferramenta, con pareti di legno e arredi rustici. Si intrecciano storie, sogni, risate attorno al bancone storico dove si serve birra, ma anche l’eccellente sidro Stonewall Irish Craft. Lungo la stessa strada la facciata viola annuncia il Kennedy’s Bar, arredato come una casa tradizionale, illuminato da candele.
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La penisola di Dingle, curve panoramiche
Dingle è l’avamposto per andare alla scoperta della penisola wild. Un luogo dell’anima dove i climber affrontano i pinnacoli di granito, i pescatori si appostano lungo i laghetti dalle acque chiare come il gin per catturare salmoni da record, i ciclisti si cimentano con le mountain bike lungo i sentieri.
L’oceano ha scritto la storia, dettato i riti. Imperdibili sono le uscite in mare a inseguire i tonni con i marinai, e la sfida alle onde con la tavola da surf.
La panoramica Slea Head si inoltra, curva dopo curva, accanto a baie bianco smagliante, fari che il mare in tempesta sembra strappare alla costa, spuntoni di roccia color ruggine e scogliere frastagliate battute dalle onde dove volteggiano gabbiani come il Larus marinus, due metri di apertura alare.
Il silenzio è assoluto sullo Slea Head, il promontorio selvaggio, tra distese di erica, campi coltivati come puzzle divisi da muretti a secco, mandrie di mucche e greggi di pecore, un’infinità di bohareen, i sentieri tra cespugli profumati.
L’isola di Skelling Michael, set di alcune scene di Star Wars
Lo sguardo abbraccia il profilo seghettato dell’isola di Skellig Michael, set delle scene finali di Star Wars (di George Lucas, 1977) dove si trova un monastero cinquecentesco, patrimonio Unesco, e l’arcipelago delle isole Blasket, disabitato dagli anni Cinquanta, paradiso naturalistico un tempo rappresentato sulla banconota da 20 sterline.
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L’arcipelago delle isole Blasket nella penisola di Dingle
Le Blasket si raggiungono a bordo delle barche che salpano dal molo di Dunquin, in fondo alla Sheep Highway, una ripida strada a tornanti percorsa in passato soprattutto da greggi di pecore.
Dunmore Head e i borghi di Ballydavid e Ventry
Sotto Dunmore Head, il punto più occidentale d’Europa, romantici e solitari affrontano il sentiero che scende alla deliziosa Coumeenoole Bay, affacciata sull’acqua turchese.
La costa si apre in scenari spettacolari tra le fattorie di Ballyferriter e, sperduto nel nulla, il cinquecentesco Gallarus Oratory, in pietra a secco, a forma di carena di nave rovesciata: è la chiesa cristiana più antica d’Irlanda, che ospitava i monaci in meditazione.
A pochi metri, ecco il Gallarus Castle, con la torre del XV secolo dalla quale si può ammirare il paesaggio. E Ballydavid, pittoresco villaggio di pescatori, con le reti raggruppate lungo il molo e le barche colorate tirate in secca in attesa di uscire per la prossima battuta di pesca, dove ancora si parla gaelico.
Sorprende anche Ventry, un minuscolo borgo che si affaccia sulla spiaggia sabbiosa a perdita d’occhio. Il viaggio nella grande bellezza si inoltra lungo strade che serpeggiano verso miraggi di pietra scura sotto la meraviglia di cieli tavolozza di forme e di luci, cirri e cumuli dall’aspetto fantasioso.
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I siti archeologici
Sono circa duemila i siti archeologici, la più grande concentrazione di Irlanda, dai Fahan Beehive Huts, capanne preistoriche ad alveare in pietra a secco e con il tetto a sbalzo, alle tombe neolitiche preservate nella torba a Dunberg Fort, un sito che risale all’Età del ferro.
Sembra di essere in alta montagna al Conor Pass, 456 metri, un paesaggio brullo, tra scorci sui laghi e il mare sullo sfondo. In cima, la vista spazia dal Dingle Harbour al Mount Brandon, da cui parte il trekking per raggiungere luoghi incantevoli come il Pedlar’s Lake.
È una sorpresa Annascaul, paese natale di Tom Crean (1877-1938), esploratore dell’Antartide che partecipò alle spedizioni di Robert Scott ed Ernest Shackleton.
In suo onore, il villaggio ospita una statua di fronte al South Pole Inn, il pub pieno di memorabilia da lui aperto dopo le avventure nei ghiacci.
È una delle tappe della Dingle Way, la spettacolare rete di sentieri di 179 chilometri che attraversa la penisola: un paesaggio drammatico, con la sfilata delle colline sullo sfondo, le nuvole bianche che galoppano nel cielo.
L’icona è Inch beach, set del film di culto La figlia di Ryan (David Lean, 1970), dove i surfisti sfidano le onde in performance adrenaliniche.
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Secchio, scalpello e limone
Una deviazione porta a Mizen Head, dove spicca la Signal Station, di epoca vittoriana, costruita oltre un secolo fa per indicare ai pescherecci i tratti insidiosi.
È un’emozione attraversare il ponte ad arco proteso nel vuoto a 45 metri sopra l’oceano che collega le due parti della spettacolare scogliera, uno scenario strepitoso, habitat di foche, sule, dove non è raro avvistare nell’acqua blu balenottere, megattere e delfini.
Nella stazione, zeppa di oggetti d’epoca, si scopre come vivevano i guardiani alla fine dell’Ottocento, visitando gli alloggi e la sala macchine.
A piedi si può raggiungere Barleycove, l’immensa spiaggia dalle dune maestose ricoperte dal machair, il manto erboso fiorito.
Durante la bassa marea, come a un appuntamento, tra trampolieri, berte e procellarie che banchettano sulla battigia, arrivano turisti in bicicletta, ognuno con secchio, scalpello e limoni, impegnati nel clamming, la cattura di granchi e piccoli molluschi. Per consumare la migliore delle colazioni sotto il cielo striato di bagliori azzurri.
La penisola di Dingle, la via della costa
Ha ispirato sognatori e viandanti, poeti e pittori. La Wild Atlantic Way, la strada più scenografica d’Irlanda, 2.500 chilometri di pura bellezza lungo tutta la costa occidentale, illuminata da tramonti spettacolari, prende il via dalla contea di Cork e raggiunge quella di Donegal, sempre nella Repubblica di Irlanda, a nord.
Tocca il Ring of Kerry, la penisola di Dingle, le celebri Cliffs of Moher, le scogliere che svettano sulla baia di Galway, i castelli, le roccaforti antiche e le foreste lussureggianti del The Burren (il tavolato di rocce calcaree che si gettano in mare creando un paesaggio lunare), il Connemara, con le spiagge bianche e i siti archeologici della penisola di Inishowen, tra i quali alcuni dei primi insediamenti umani d’Irlanda.
Da non perdere nei dintorni
Rotta sui pub
Il borgo di partenza è Kinsale, pittoresco porticciolo dalle casette sgargianti, avamposto per raggiungere Dingle, dove si fa una sosta per colazione e aperitivi al The Flying Poet Aviation Café, di proprietà di un aviatore, o nel Bulman Bar, vivace pub accanto a Charles Fort, a pochi metri dall’oceano.
Sono un’esperienza anche gli invitanti piatti di pesce di The Spaniard, arredato con oggetti della storia marittima del paese.
Cork, Crostacei e jazz
Cascate di frutti di mare, formaggi artigianali, carni pregiate degli allevatori locali. Ma anche frutta, verdure rare, conserve. A Cork è una Mecca del cibo l’English Market, il seicentesco mercato coperto su due piani, distrutto da un incendio e poi ricostruito in stile vittoriano.
Appuntamento imperdibile per accaparrarsi il meglio in banchi come il fornitissimo O’Connell Fish Merchants, che attirò l’attenzione della regina Elisabetta durante la sua visita nel 2011.
Sulla riva del fiume, merita un’occhiata anche il Franciscan Well Brewery, un microbirrificio che da oltre vent’anni produce birre artigianali di qualità nei locali di un ex convento francescano. Con degustazione in abbinamento al whisky di Jameson Distillery, famosa distilleria fuori città, e concerti di musica irlandese e jazz.
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