I luoghi nascosti dove scoprire il vintage a Milano

La puntina che si appoggia sul solco, qualche fruscio e poi batteria, basso e chitarra che partono a un ritmo incalzante. I luoghi del vintage a Milano passano anche dal vinile. Un cortocircuito solo apparente, che mescola passato e futuro e avvicina le generazioni.

Perché anche chi non ha vissuto l’epoca dei giradischi sta scoprendo che non si può vivere di soli byte. È il richiamo dell’analogico, che sta conquistando anche i giovanissimi, nati e cresciuti in una dimensione esclusivamente digitale. Un fenomeno che a Milano, faro delle tendenze, è già tangibile.

Sensazioni, gesti, profumi sono essenziali per innescare nel cervello i processi di creatività, apprendimento, amore.

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Nicola Mazzetti dietro la console di Serendeepity, negozio di dischi specializzato in nuove produzioni musicali (Giovanni Tagini)

I negozi di vinili a Milano

“Possedere un oggetto fisico, piuttosto che limitarsi al suono, fa la differenza”, assicura Nicola Mazzetti di Serendeepity, negozio di dischi in corso di Porta Ticinese frequentato soprattutto da ventenni.

Con l’esperienza di chi ha suonato per anni al Plastic, storico locale di viale Umbria, Mazzetti propone una selezione musicale che spazia da Mina alla techno. Tutta su vinile.

“Vendiamo quasi esclusivamente nuove produzioni, destinate a chi compra dischi da ascoltare, non da collezionare”, assicura. Confermando come a Milano gli LP siano ormai un oggetto del desiderio che va ben oltre il sapore rétro di indirizzi storici come Dischivolanti, sui Navigli, o Backflip Records in Porta Romana, specializzato in black music.

Dove, a frugare tra migliaia di copertine originali d’epoca, si mescolano almeno due generazioni. Operazione nostalgia per i padri, avanguardia pura per i figli.

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Il richiamo della pellicola

Dalla musica alla fotografia, cresce anche il numero di chi ha scelto di ampliare i propri confini creativi facendo a meno della tecnologia, per dare una patina unica ai propri scatti. Calda e imperfetta. In una parola: umana.

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Jacopo Anti al lavoro nel suo laboratorio Jacopo Bianco&Nero specializzato in sviluppo e stampa fotografica (Giovanni Tagini)

Perché l’analogico, anche se più scomodo e costoso delle alternative digitali, offre una gamma di sfumature impossibili da ricreare altrimenti.

Lo sa bene Simone Casetta, che da oltre dieci anni sta costruendo il corpus del Registro fotografico dei poeti di lingua italiana (simonecasetta.it). Un progetto di ritratti realizzati in bianco e nero con la tecnica della stampa al platino-palladio.

Una scelta culturale, ma anche di stile, sempre più apprezzata, non solo dai professionisti. “La mia clientela preferita è l’amatore appassionato”, conferma Jacopo Anti, stampatore. Nel suo atelier JacopoBianco&Nero, specializzato in sviluppo e stampa fotografica, si respira ancora l’odore delle pellicole.

“Il bello della fotografia analogica è arrivare fino alla fine del processo. Quello che emoziona davvero è portare a casa l’oggetto di carta e sali d’argento”. Un procedimento che allena la pazienza, visto che il risultato di ogni posa diventa visibile solo al momento dello sviluppo. Ma anche lo sguardo.

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Alessandro Mariconti, titolare di Photo40, negozio di macchine fotografiche analogiche (Giovanni Tagini)

“Usando la pellicola ogni scatto ha un costo, bisogna dimenticarsi la raffica di foto fatte con il telefonino. Così possiamo riabituarci a osservare, prendendo tempo per scegliere l’inquadratura migliore e immaginare come sarà l’esito”.

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I negozi di macchine fotografiche vintage a Milano

Oltre alla bellezza del risultato finale, affascina quel clic meccanico che rimanda a modelli leggendari. Come quelli in vendita da Foto40, riferimento milanese per le macchine analogiche.

Dalle vetrine occhieggiano rarità, dall’apparecchio di Peter Gowland, celebre fotografo di Playboy, alla Speed Graphic che usava Jacqueline Bouvier quando era una reporter, prima di diventare la signora Kennedy. Ma anche la Nikon F, quella di Blow Up di Antonioni, prodotta dal 1959 al 1964, esposta accanto a un banco ottico del XIX secolo.

“Arriva da uno studio fotografico di New York e risale al 1861, quando non c’era neanche il ponte di Brooklyn. Chissà che ritratti può aver fatto!”, si entusiasma il titolare Alessandro Mariconti, una miniera di aneddoti sulla storia e sul funzionamento di ogni pezzo.

Sette anni fa ha deciso di non vendere più apparecchi digitali e puntare tutto sull’analogico. Una scelta etica, prima ancora che commerciale. “Con le nuove tecnologie, le macchine digitali diventano obsolete dopo due anni e sono impossibili da far riparare. Quelle meccaniche durano una vita”.

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Uno dei tram Carrelli 1928 in servizio sulla linea 33 (Giovanni Tagini)

La moda oltre le mode

I negozi di abbigliamento vintage a Milano

In effetti, più che una moda, lo stile di vita analogico a Milano si sta imponendo come un movimento sociale, mosso dal buon senso, oltre che dalla nostalgia.

“Le nuove generazioni sono molto attente alla qualità dei capi e all’economia circolare”, conferma Paco Baracchi, titolare della storica insegna Cavalli e Nastri, un pozzo di meraviglie per gli amanti del vintage di qualità, con un cortile segreto animato da presentazioni e incontri sulla moda.

Qui ogni capo ha una storia, non esistono due modelli uguali e non si può prevedere che cosa si troverà in negozio. Insomma, l’opposto del fast fashion.

“Abiti e accessori haute couture hanno una vita lunghissima e ci capita di riacquistare qualcosa che è già passato una volta dalle nostre vetrine”, prosegue Baracchi, sfiorando con lo sguardo la colorata distesa, divisa per colore, di giacche Chanel, abiti da sera Gucci, camicie Saint Laurent, cappellini anni Venti.

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Lo staff di Cavalli e Nastri, storico riferimento per la moda vintage (Giovanni Tagini)

Un compendio di storia della moda che, in quasi 40 anni di attività, è arrivato a comprendere più di 3.000 pezzi, dall’Ottocento ai giorni nostri. Un patrimonio consultato regolarmente da costumisti, stilisti e studiosi, che da poche settimane si può visitare su appuntamento.

“Abbiamo deciso di rendere pubblico il nostro archivio, inaugurando una sede in via Voghera, che sta entusiasmando soprattutto i giovani”, annuncia Baracchi.

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Il fascino rètro di Porta Ticinese, una delle zone dove andare a caccia di indirizzi analogici (Giovanni Tagini)

Profumo di carta

Proprio ai millennial (e ai loro fratelli più giovani, la generazione Z), si deve un altro ritorno sorprendente, quello della carta. Per leggere, ma non solo.

In cerca delle ultime tendenze ci si ritrova da Frab’s, nuovo punto di riferimento per gli amanti dei periodici in zona Porta Venezia. Molto più di un’edicola, propone 900 magazine provenienti da ogni parte del mondo, introvabili altrove.

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Frab’s a porta Venezia, edicola trendy (Giovanni Tangini)

I giornali, divisi per temi, spaziano dal graphic design made in Hong Kong della testata BranD al giardinaggio romantic-glam della rivista francese Blumenhaus, fino al coreano Magazine B.

Le cartolerie vintage a Milano

Profumano di inchiostro anche indirizzi storici come la Cartoleria Fontana, dietro al Tribunale, che per scelta non ha nemmeno il sito Internet, o l’incredibile Rigadritto di Giancarlo Naj Oleari, in Brera, dove perdersi tra bloc-notes giapponesi, biglietti d’auguri americani e carte da lettere danesi, esposte accanto ad articoli d’antan, come i barattoli della colla Coccoina.

Imperdibile la cartoleria e tipografia Bonvini 1909, in zona Porta Romana. Stava per chiudere quando è stata rilevata da un gruppo di soci. Un restauro conservativo ha salvato gli arredi originali, dove sono riposte le scorte di cancelleria d’epoca, dai pennini alle matite Blackwing, con cui scrivevano Vladimir Nabokov e Walt Disney, fino ai quaderni anni Trenta, in vendita con tanto di certificato di originalità.

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Luca Mariani, socio della Cartoleria e Tipografia Bonvini, nello spazio Atelier 1909 (Giovanni Tagini)

Entrando, si scopre la stanza destinata alla tipografia, dove da un secolo vengono realizzati biglietti da visita e partecipazioni di nozze.

“Le nostre grafiche vengono inchiostrate e stampate a mano, si riconoscono dalle piccole porosità del legno delle matrici. Sono proprio le imperfezioni a renderle uniche”, spiega Luca Mariani, uno dei soci fondatori.

Per mettersi alla prova basta girare l’angolo. Da Atelier 1909 si tengono corsi personalizzati per realizzare le proprie stampe. Mentre al primo piano, in quello che un tempo era l’appartamento dei titolari, si scopre una galleria d’arte dedicata esclusivamente alla grafica e all’illustrazione.

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Arredi vintage da l’Arabesque (Giovanni Tagini)

Appuntamento al listening bar

Perfino le macchine per scrivere hanno fatto il loro incredibile ritorno. Ormai sono diventate un classico regalo di laurea, capace di evocare le storie affascinanti che si scoprono visitando il Museo della macchina da scrivere, nel quartiere Isola.

Custodisce un patrimonio di quasi 2.000 pezzi, tra cui la Caligraph 1882, prodotta negli Stati Uniti, e una Williams del 1887 che ispirò l’avventura di Camillo Olivetti.

A Milano si registra anche un proliferare di librerie di quartiere che danno nuova vita ai volumi usati. Come Scaldasole Books, nascosta in un angolo di Porta Ticinese con un fascino d’altri tempi, o Libet, in zona Sant’Ambrogio, frequentata dagli studenti dell’Università Cattolica.

E se in molte città del mondo, da Amsterdam a New York, si diffondono i party letterari durante i quali si spengono i telefoni e si aprono le pagine di un libro, tra i milanesi si riscopre il piacere di ritrovarsi in biblioteca.

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L’ingresso della biblioteca Ostinata (Giovanni Tangini)

Perfino di sera, visto che il Comune ha appena deliberato di prorogare fino alle 23 l’apertura di alcune sale di lettura, inclusa quella della storica Sormani.

Ci sono esempi virtuosi anche tra i privati. Come la Biblioteca Ostinata, inaugurata due anni fa all’ombra della Torre Velasca. È nata per volere del manager Paolo Prota Giurleo, ex amministratore delegato di Autogrill, che ha regalato ai milanesi un patrimonio di 4.000 volumi e una splendida sede, firmata dall’architetto Michele De Lucchi.

“Qui i ragazzi vengono per leggere e studiare in gruppo, lontano dai social e vicini tra di loro”, racconta Prota Giurleo. “Mentre l’età cambia quando organizziamo incontri culturali, pensati per le fasce deboli che ci siamo impegnati a sostenere. Perché la bellezza è inclusiva e tutti ne hanno diritto”. Bambini, anziani e i nuovi cittadini sono i benvenuti in questo spazio raccolto e accogliente, progettato su misura per la lettura.

Il piacere di ritrovarsi per condividere dal vivo un’esperienza accomuna anche gli spettatori del Cinemino, sala proiezione con 74 posti e una programmazione fittissima che spazia dai film d’essai ai documentari.

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Il bar del Cinemino. sala proiezioni e ritrovo per i cinefili milanesi (Giovanni Tagini)

“Il contatto umano resta fondamentale e proprio per questo abbiamo anche un bar, dove ritrovarsi prima o dopo le proiezioni”, racconta Agata De Laurentiis, tra i soci fondatori. “Persino la programmazione è analogica e, prima ancora che dal sito, passa di mano in mano, attraverso i volantini che stampiamo ogni settimana”.

I locali dove ascoltare musica dal vivo a Milano

Nelle notti milanesi, anche il rito della socialità segue l’onda low tech. Si celebra guardandosi negli occhi, tenendo un calice di vino tra le mani e ascoltando concerti per pochi intimi, con musica rigorosamente in acustico.

Rumore a San Babila (Giovanni Tangini)

Insomma: più sensi, per moltiplicare le emozioni. Succede ogni sera da Rumore, patinato ritrovo inaugurato da poco nel cortile rinascimentale dell’ex seminario arcivescovile di corso Venezia, a due passi da piazza San Babila. L’ambiente è raccolto, le luci soffuse, la musica dal vivo.

“Niente basi digitali, solo il tocco delle dita sui tasti del pianoforte e la mia voce”, conferma Tiziana Coco, una delle musiciste che si esibiscono qui ogni sera. “Quando parte il primo applauso, inizia la magia. Ogni volta è diverso, impossibile prevedere che piega prenderà la serata”. Spesso si finisce per cantare tutti insieme, fino a tardi.

Succede anche da Biko, in zona Barona, dove l’energia sale a ritmo di soul e black. Chi preferisce il karaoke punta su House of Ronin, dove sembra di essere a Tokyo. Arriva dal Giappone anche l’ultima tendenza analogica in versione notturna sbarcata a Milano, quella dei listening bar.

La formula? Socialità con vinili in sottofondo. Un’esperienza da provare al Gesto, in Porta Venezia. Banditi gli algoritmi delle playlist di Spotify e i jingle riproposti fino allo sfinimento da TikTok, qui si esplorano nuovi generi. Distogliendo dallo smartphone lo sguardo, per incrociare quello di chi si ha di fronte.

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