Itinerario Pacific Coast Highway: alle origini del sogno Usa

Si comincia piano, tra le verdi colline della Sonoma County. Parte da qui il viaggio lungo la Pacific Coast Highway. Non si tratta però del classico itinerario fra metropoli e parchi da cartolina.

Ma un percorso fuori dagli schemi che permetta di capire qualcosa in più di questo immenso Paese, che da generazioni conta tanto nelle nostre vite. Andando alle sue origini.

Ecco, la “vigna d’America”, come viene chiamata, è un inizio perfetto.

Cosa vedere lungo la Pacific Coast Highway

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Highway 1 (iStock)

Molte strade iniziano da qui, tra le valli dove i venti del Pacifico si ingarbugliano tra coste alte e piccole catene montuose, creando un clima quasi mediterraneo.

Camino Real

In questo paesaggio di altipiani e pianure, termina idealmente anche l’antico Camino Real: una ventina di missioni francescane sorte tra XVIII e XIX secolo per contrassegnare i domini spagnoli e convertire le tribù indiane.

Il Camino inizia nelle vicinanze di San Diego, poco meno di mille chilometri più a sud, e Santa Cruz, Santa Clara, la stessa San Francisco e Los Angeles, che furono, un paio di secoli fa, nient’altro che piccoli conventi di legno e pietra. Come spiega una sezione del sito web ufficiale dei parchi californiani, molte missioni sono ancora in piedi, monumento nazionale, con chiesine e chiostri fioriti.

Tutto intorno a loro, però, oggi pulsa una delle regioni più ricche e popolose del Pianeta. Va così veloce qui, la Storia, che antico e futuro si sovrappongono, si stratificano. Ora quasi sullo stesso percorso del vecchio Camino Real si allunga la Pacific Coast, l’autostrada più occidentale del continente nordamericano, e una delle strade più panoramiche.

Il tour delle cantine

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I vigneti che ricoprono le dolci colline di Sonoma County (Getty images)

L’itinerario, da Sonoma a Palm Springs, è un viaggio a zig-zag fra passato e presente. Una collezione degli scorci iconici che hanno plasmato l’immaginario collettivo dello “Stato dell’abbondanza”, com’è soprannominata la California.

Oggi molti arrivano nella Sonoma County, un’ora d’auto a nord di San Francisco, per le degustazioni nelle numerosissime aziende vinicole. Sono esperienze che diventano piccoli viaggi nel bello, con la possibilità di spostarsi anche in bici o a cavallo, di dormire in cottage o direttamente nelle winery.

Da affrontare magari con un tour guidato per farsi raccontare l’epopea dei grandi rossi che, negli anni Settanta, sconvolsero il mondo battendo i francesi nei premi enologici internazionali. Storicamente il vino americano è nato qui. In particolare nella lunga, verde Sonoma Valley, parte occidentale della contea.

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Esplorandola, vi si incontrano sorprese come le piscine d’acqua calda termale delle Morton’s Warm Springs, ideali per una tappa all’insegna del relax. Oppure, gli aspri, seppur bassi rilievi dell’Austin Creek State Park con sentieri per arrampicare fino alle cime e poi godersi il panorama. O le maestose sequoie dell’Armstrong Redwoods State Natural Reserve e la teoria di spiagge del Sonoma Coast State Park, dove fra dune e faraglioni si infrangono le onde del Pacifico.

Le case degli artisti

Il Jack London State Historic Park, in cui visse l’autore de “Il richiamo della foresta”, comprende un ranch, un’azienda vinicola, un teatro sotto le stelle, in cui d’estate si esibiscono star di Hollywood e di Broadway. Il ranch è il primo di una serie di incontri virtuali con autori, artisti, registi che vissero e lavorarono in questa parte degli States, contribuendo a costruire l’immagine e la coscienza della Nazione. E il suo mito.

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L’ingresso alla cantina del regista Francis Ford Coppola (iStock)

Poco lontano, a Geyserville, c’è l’azienda vinicola del regista Francis Ford Coppola, in cui è esposta la scrivania originale del primo “Padrino (pellicola del 1972) e altri memorabilia. Su queste strade, del resto, si formarono e diressero i loro primi ciak i grandi cineasti ribelli degli anni Settanta e Ottanta. Oltre a Coppola, Steven Spielberg, George Lucas, che girò gran parte di “American Graffiti a Petaluma.

Ha vissuto da queste parti, a Santa Rosa, anche Charles M. Schulz, il geniale “papà” di Snoopy e Charlie Brown, la striscia a fumetti più famosa al mondo. Al quale la cittadina ha dedicato un museo, tappa imperdibile per tutti i fan dei Peanuts.

I musei e i parchi

Quadri, ceramiche e sculture di artisti locali si possono ammirare nel Sonoma Valley Museum of Art. Mentre il Sonoma State Historic Park comprende anche la missione spagnola di San Francisco Solano, l’ultima costruita e la più settentrionale.

Non solo scrittori, artisti e creativi. Perché la California ha prodotto anche la generazione della Silicon Valley, i geni visionari dietro il web, il pc, i telefonini. Qualcuno ha presente quel profilo di colle smeraldino che si accende di default sullo sfondo di Windows Xp? È la Sonoma County, proprio lei, una lunga collina sotto nuvole sparse lungo la Highway 12.

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La cartina della California con l’itinerario

Santa Cruz

Si torna al mare e alla Highway 1, lasciando che San Francisco, i suoi 800 mila abitanti e i saliscendi coperti di palazzine colorate, siano solo una visione in corsa dal Golden Gate Bridge.

Pochi chilometri dopo la larga curva della Baia di Monterey, tra Santa Cruz e l’omonima cittadina, è già tutta un’altra storia. Qui l’America sembra quella che fu prima dell’arrivo dell’”uomo bianco”. Anzi, prima dell’Uomo, con le sue formazioni spettacolari lungo il mare, la tipica foschia al mattino, le spiagge smisurate. I centri abitati sono piccoli e rilassati.

Santa Cruz è un rifugio di surfisti e artisti, con a portata di gita lunghe spiagge sabbiose e colline coperte di foreste di conifere.

A Downtown l’arte è di casa ad Abbott Square fra murales, installazioni, mostre e performance open air, a due passi dal Museum of Art & History, vetrina della creatività locale. Attorno si passeggia fra atelier, gallerie e le residenze vittoriane in tinte pastello allineate su Walnut Avenue.

Ma la grande attrazione cittadina sono i leoni marini che affollano le banchine attorno al molo e riempiono l’aria con i loro “ruggiti”.

Lungo la costa attendono ripide scogliere, archi di arenaria e ampie distese dorate come Sunset State Beach. Queste rappresentano il ritrovo di acrobati delle onde soprattutto fra autunno e inverno, la stagione delle “king tides”.

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Le ripide scogliere e le insenature lungo la costa attorno a Monterey (iStock)

Monterey, l’acquario e l’area marina protetta

Alle spalle, l’entroterra è un mosaico di praterie, boschi di querce e abeti, dolci rilievi punteggiati di vecchie fattorie, da esplorare a piedi, in bicicletta, a cavallo. Di nuovo in auto, si scende lungo la baia fino a Monterey, cittadina di villeggiatura con un’allure tutta sua.

Conserva piccoli musei dei “vedutisti” americani del secolo scorso, tracce dell’era hippy e l’immancabile missione spagnola, con il plus di uno dei più grandi acquari d’America in cui nuotano molte specie del Pacifico.

Alcune si osservano in acqua dai pontili: sono lontre marine e foche che popolano il Monterey Bay National Marine Sanctuary, area marina protetta estesa lungo la costa da San Francisco a Big Sur, fra spiagge incontaminate, piscine di marea color smeraldo, praterie di alghe e canyon sottomarini, habitat di megattere, delfini, balene blu.

Si avvistano con tour ad hoc che partono dal vecchio molo dei pescatori, animato da ristorantini e negozietti ricavati in pittoresche costruzioni in legno ristrutturate.

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Una veduta del villaggio di Capitola, Santa Cruz (iStock)

In Cannery Row si avverte l’eco del premio Nobel John Steinbeck, che fra gli stabilimenti di inscatolamento delle sardine (cannery) oggi trasformati in gallerie, atelier, boutique hotel, ma allora abbandonati ha ambientato le sue storie di emarginazione nel romanzo omonimo (1945). Lo scrittore era originario di Salinas, a pochi chilometri, sosta obbligata per la visita allo Steinbeck Center, con memorie e cimeli della sua vita.

Il paesaggio lungo la Highway One

Attorno i paesaggi e le storie della West Coast sono un richiamo irresistibile. Si risale in auto per riprendere il viaggio verso sud, immersi nei panorami della Highway One. Anche in questo tratto di costa si mescolano epoche, tendenze e culture, dagli echi coloniali all’onda ecologista.

Di stop in stop capita così di finire a dormire in cabin di legno in mezzo al bosco o in quartierini messicani di colorate case stile adobe, di mangiare un giorno piatti tex-mex e un giorno California roll, il “sushi americano”, accompagnati da una birra biologica o dal sidro di un mercato contadino.

Sullo sfondo, ancora, le voci e le tracce di autori senza i quali il mito della West Coast, ribelle, alternativa e libera, non sarebbe mai nato.

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Spiriti irrequieti, liberi pensatori, insoddisfatti della piega che, fra gli anni Quaranta e Cinquanta, stava prendendo la società americana e che qui diedero vita alla grande letteratura di quel periodo. Su queste spiagge scorrazzava su auto scassate Jack Kerouac, che qui scrisse il suo “On The Road” (Sulla strada, 1957).

E appena più a sud, nel parco statale costiero del Big Sur, dove la Pacific Coast Highway si arrampica su viadotti a picco sul mare, Arthur Miller fuggiva dai guai del mondo in una natura primordiale (da leggere il suo Big Sur e le arance di Hieronymus Bosch).

Il vecchio faro che ospita il museo del surf, Santa Cruz (iStock)

I segni di queste storie sono ovunque, da cercare in baretti, murales, librerie. O nei film, naturalmente. Steinbeck vuol dire anche La Valle dell’Eden. La Valle dell’Eden vuol dire James Dean. Miti su miti.

Fu a suo modo una rivoluzione anche la sfida alla natura dei surfisti in costume da bagno contro l’Oceano, in cerca di un modo di viaggiare e di vivere più libero ed essenziale. Loro sono ancora qui, con le loro tavole e le loro mute, i negozietti di camicie a fiori e i localini, da cercare in posti come la spiaggia di Carmel, a sud di Monterey.

E poi ci furono i colori e i suoni del pacifismo e degli hippy, con la colonna sonora dei Beach Boys e dei Doors: da queste parti c’è chi organizza viaggi sul mitico pulmino Volkswagen nei luoghi dell’”Estate dell’amore”.

Tutto qui, tutto in California, The Land of Sunshine, la terra del sole.

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Cosa fare lungo la Pacific Coast Highway

Parco marino Channel Islands 

Un sogno da toccare e vivere – ma anche da pianificare – sono le Channel Islands. Un parco marino superprotetto da visitare salpando, qualche uscita di Highway più giù, da Ventura o da Santa Barbara.

Le visite vanno prenotate direttamente negli uffici governativi, ricordandosi di portare da bere e da mangiare. Si dorme solo in piccoli campeggi, ma lo spettacolo di camminare o pagaiare tra le reliquie viventi di un continente selvaggio e intatto, incontrando pini rari e leoni marini, affacciandosi su spiagge deserte e scogliere fiorite, il tutto a poche miglia in linea d’aria dai chiringuitos di Malibu, è davvero commovente.

Al largo di Anacapa, San Miguel, Santa Cruz e le altre si incrociano ancora le balene (da gennaio a marzo) e sotto la superficie dell’acqua si incontrano specie che sopravvivono solo in questo tratto di mare. Il mondo finisce qui.

Los Angeles

Il mondo riprende qualche chilometro dopo, chiassoso e frenetico. Ma il segreto è, di nuovo, accelerare e attraversare di slancio Los Angeles, la smisurata città delle stelle e del sogno americano.

Appena il tempo di riconoscere dal finestrino la spiaggia di Santa Monica, dove la superstrada della costa incrocia la mitica Route 66, grande direttrice della fuga da est a ovest, poco prima che quest’ultima vada a morire sul pontile più antico della città.

Poi, a tre quarti d’ora dal centro della megalopoli, con i finestrini aperti o la capote alzata per iniziare ad annusare il caldo dell’entroterra, si svolta all’altezza della spiaggia di Capistrano.

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Palm Springs, California (iStock)

Palm Springs

E si punta al deserto sulla State Route 74, che parte quasi dall’oceano e si spegne a Palm Springs, 179 chilometri dopo, sull’orlo del deserto. Non si può non dedicare un paio di giorni a quest’ultimo, lussuoso avamposto metropolitano prima del Grande Nulla.

Il viaggio lungo la Pacific Coast Highway ci ha portato da Sonoma County a Palm Springs. La vibrante, piccola capitale delle palme (le altissime, sottili washingtonia robusta), fitta di gallerie d’arte, ville moderniste e campi di golf.

Un’enorme oasi a 5 stelle dove gli americani da sempre fanno festa e abbattono convenzioni. Elvis Presley ci fece la luna di miele, Frank Sinatra, per anni, le vacanze, e nel 2021 il primo sindaco transgender della California è stato eletto qui.

Si fa base tra terme, cocktail bar e piscine, si rifiata e si sgomma verso l’ultima tappa.

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Il Joshua Tree National con le piante tipiche della regione (iStock)

Il Joshua Tree National Park

Ecco il Joshua Tree National Park, oltre 3.000 chilometri quadrati di arida natura intatta all’incontro di due deserti: il Colorado e il Mojawe. Sulla Park Boulevard e la Pinto Basin Road che, a nord e sud, sono le uniche strade asfaltate della zona, ci si addentra tra sabbia e rocce contorte levigate dal vento, albe e tramonti dai colori forti.

Da queste parti si dice siano frequenti gli avvistamenti di Ufo; da Palm Springs si organizzano perfino spedizioni per fotografarli.

Quello di non essere soli nell’Universo è un altro sogno tipico della Pacific Coast Highway. Poi, naturalmente, ci sono i Joshua Tree, gli alberi di yucca simili a giganti scarmigliati e gesticolanti.

I coloni che arrivarono a fine Ottocento, affranti dalla traversata di terre aride, vi videro, appunto, il profilo di Giosuè. Era il profeta biblico che si sbracciava ad annunciare che la Terra promessa esisteva. Era lì che aspettava, appena oltre la prossima duna.

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