Viaggio in Venezuela sulla rotta del cacao di qualità

Sul sagrato della chiesetta bianca e azzurra del villaggio di Chuao, incastonato tra il mare e le montagne, nel Venezuela settentrionale, non ci sono fedeli, ma distese di semi di cacao Criollo che essiccano al sole: l’oro nero, il migliore del mondo, vita, orgoglio e cultura per i campesinos.

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spiaggia e il porticciolo di Chuaospiaggia e il porticciolo di Chuao
La spiaggia e il porticciolo di Chuao, nello stato di Aragua. Il villaggio, circondato da montagne e da foreste pluviali, è famoso per le piantagioni di cacao, Diablos Danzantes e San Juaneras

La Ruta del cacao in Venezuela

Un mondo antico a cui si approda a bordo dei penero, le barchette in legno che salpano da Puerto Colombia, il porto del villaggio di Choroní, nello stato di Aragua, a 180 chilometri da Caracas, e si insinuano tra i pescherecci alla fonda davanti alla spiaggia del paese.

Poi, via terra, ci si inoltra nella foresta lungo la Ruta del cacao, tra le Heliconia dalle brattee purpuree. Sparse qua e là, ecco le piantagioni lussureggianti che producono questo cacao raro e fragile che vanta una cremosità e una dolcezza uniche al mondo, attraversate dal fiume El Chorrerón e animate dai canti delle raccoglitrici che tagliano i baccelli con il machete.

Cacao venezuelano, una tradizione millenaria

Una tradizione che risale a 500 anni fa, quando un gruppo di schiavi arrivato dall’Africa durante la conquista spagnola sfuggì ai carcerieri e si rifugiò nella giungla a coltivare cacao, che veniva poi venduto ai pirati.

villaggio coloniale di Chuao vicino a Puerto Colombia Venezuelavillaggio coloniale di Chuao vicino a Puerto Colombia Venezuela
Il villaggio coloniale di Chuao, a otto chilometri da Puerto Colombia. Nella bottega Juana de Dios si fa incetta di tavolette e crema di cioccolato.

Tra aziende e botteghe di pregiato cacao

Si nasconde qui la storica Hacienda Chuao, in cui un centinaio di agricoltori si occupano del pregiato frutto, un’esplosione di aromi e di sapori, dalla raccolta alla fermentazione, all’essiccazione e al prodotto finale. E africana è l’atmosfera che si respira tra le casette coloniali color pastello, dalle feste al tramonto, al ritmo dei tamburi e delle maracas, ai Diablos Danzantes, patrimonio immateriale Unesco.

In questo spettacolo itinerante, che si tiene nel giorno del Corpus Domini, i partecipanti indossano costumi rossi e maschere variopinte dai tratti grotteschi, che simulano volti di demoni e di animali selvatici.

È dedicata al cacao la bottega di Juana de Dios, artigiana del pregiato Criollo dove si fa provvista di tavolette, crema di cioccolato, cacao in polvere, fave tostate e bevande.

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lavorazione del cacao in una piantagione di Chuaolavorazione del cacao in una piantagione di Chuao
La lavorazione del cacao in una piantagione di Chuao

Caribe, una terra poco conosciuta

Puerto Colombia è anche l’avamposto per la scoperta di una terra selvaggia quasi ignorata dal turismo. Il Caribe, innanzitutto. Una sfilata di baie scenografiche, da playa Grande a playa de Cepe, a Puerto Escondido, la più suggestiva, un lampo azzurro tra le scogliere.

Qui non ci sono personaggi famosi né villaggi all inclusive con arrembaggi di vacanzieri e locali alla moda, ma si consumano i riti di una comunità, tra una battuta di pesca e una nuotata in un acquario con le sfumature dal turchese all’indaco, inseguendo pesci pappagallo, barracuda e tartarughe marine Cardón, le più grandi del mondo. I pellicani si tuffano nell’acqua, qualche raro turista si dondola sulle amache tra gli alberi, mentre su un forno all’aperto sfrigolano pargo e tonnetti insaporiti dalle erbe selvatiche.

Il villaggio di Cepe

A pochi chilometri nell’entroterra, il cacao è protagonista della vita del piccolo villaggio di Cepe, dove si scopre un’altra eccellenza, la Hacienda Cepe, che produce un Criollo con note di nocciola, ma anche il Forestero Amelonado, dagli inconfondibili frutti gialli, rotondi e appuntiti.

Si fa un tuffo nell’epoca coloniale a La Sabaneta, tenuta ottocentesca, un trionfo di pavimenti in ciottoli, lanterne, colonne, mobili d’epoca, tocchi caraibici come i chinchorro, le amache tradizionali. Dove si assiste alla piantumazione, alla raccolta e alla tostatura delle pregiate cabosse, i frutti del cacao, gialli, verdi, rossi. Da gustare fino al prodotto finale, tavolette, bon bon e i profumati licor, con l’aggiunta di spezie e alcol.

Poi si torna a Puerto Colombia, dove gli anziani giocano a scacchi, i pescatori vanno avanti e indietro dal porticciolo con le reti colme di pesce, le barche colorate salpano per le spiagge. Le sere trascorrono tra racconti di storie isolane e bevute davanti a cascate di crostacei nei chiringuito. Per la notte, è un rifugio vintage Casa Bequevé, un’oasi nella foresta con un giardino rigoglioso.

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Parco nazionale Henri Pittier stato di Aragua VenezuelaParco nazionale Henri Pittier stato di Aragua Venezuela
Il Parco nazionale Henri Pittier, il più antico del Venezuela, che si estende per oltre centomila ettari nello stato di Aragua e ospita più di 500 specie di uccelli e 30 mila di piante.

Parco nazionale Henri Pittier, un santuario della natura

Il viaggio prosegue verso il cuore del Parco nazionale Henri Pittier, il più antico del Venezuela, paradiso per i birdwatcher, dove esiste la più alta concentrazione al mondo di colibrì, utilissimi nell’impollinazione delle piante del cacao.

La strada, percorsa un tempo dai coltivatori, sale a tornanti tra scorci spettacolari, pendii ripidi e valli strette fino alla foresta pluviale sempreverde, a 2.000 metri di altezza. Donne avvolte in stoffe multicolori, richiuse su sé stesse come un fiore appena sbocciato, offrono frutta rigogliosa nei baracchini con il tetto in foglie di palma e servono Theobroma, la bebidas de los dioses, la bevanda degli dei, a base di cacao.

Il parco è un santuario della natura, un luogo quasi mistico che ospita un’arca di Noè della biodiversità di più di centomila ettari, con 520 specie di uccelli e 30 mila specie di piante. Merita una sosta il Rancho Grande, punto d’incontro dei biologi di tutto il mondo, che vengono qui per studiare insetti e uccelli, creature per nulla timorose dei visitatori.

villaggio di Ocumare Venezuelavillaggio di Ocumare Venezuela
Il villaggio di Ocumare

Direzione Ocumare, sulla Costa de Oro

L’avventura del cacao continua a Ocumare, sulla Costa de Oro, in una valle dalla natura esuberante, una sfilata di bambù, palme e banani dove si incontra l’empresa campesina di Cuyagua, una piantagione di 50 ettari, accanto a un piccolo rio, da cui esce un cacao dall’aroma fruttato con note di spezie, mandorla, sottobosco e ciliegia.

Da Ocumare in barca si raggiunge la playa della Cienaga, affacciata sulle acque turchesi punteggiate di stelle marine rosse e popolate di pesci come un acquario, dove fare snorkeling e gustare un succulento barbecue di pesce nel chiringuito pieds dans l’eau.

Ancora qualche chilometro e distese di cabosse annunciano l’Hacienda Cata, fondata nel Seicento da religiosi e oggi nelle mani di un gruppo di intraprendenti coltivatrici. Il risultato è un eccellente Criollo dal sentore di miele, uvetta, nocciola.

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frutti di Criollo in un campo nei pressi della città di Merida Venezuelafrutti di Criollo in un campo nei pressi della città di Merida Venezuela
I pregiati frutti di Criollo in un campo nei pressi della città di Mérida

Mérida, l’atra Mecca del cacao

La funivia più alta del mondo

L’altra Mecca del cacao è nella Cordigliera delle Ande, che si raggiunge con un volo da Caracas al piccolo aeroporto di Mérida. Si sfiorano le nuvole salendo sulla funivia Mukumbari, la mas larga y alta del mundo, come recita il cartello all’ingresso della stazione di partenza Barinitas, da cui, lungo una tratta di 12 chilometri e mezzo, in quattro stazioni, si raggiunge il belvedere sul Pico Espejo, a 4.765 metri di altezza.

Davanti agli occhi uno scenario grandioso, la cima iconica del Pico Bolívar (4.978 metri), i picchi aguzzi delle altre vette coperti di neve, dirupi scoscesi e gole profonde, il fragore della Cascata del Sole, aquile e condor che volteggiano in cielo. Ai piedi, i villaggi Tabay ed Ejido, che spuntano nell’oceano verde della vegetazione.

Teleferico de Caracas nel Parco nazionale del Monte Avila vista su Caracas VenezuelaTeleferico de Caracas nel Parco nazionale del Monte Avila vista su Caracas Venezuela
Il Teleférico de Caracas, che sale a 2.100 metri nel Parco nazionale del Monte Ávila, offre una vista spettacolare sulla capitale venezuelana.

Il pregiato cacao Criollo Porcelana

Ritornando a valle, lungo la strada che si insinua tra paesaggi magnifici, campi sterminati di fragole, un’infinità di bancarelle che offrono miele e cascate di papaye, si raggiunge la zona delle piantagioni. È il Criollo, tra cui il pregiato Porcelana, il protagonista di Las Virtudes, un’antica azienda di 56 ettari in quattro tenute agricole incastonate tra due fiumi, coltivato insieme ad altre miscele d’eccellenza.

Racconta la celebre agronoma Iraima Chacón, responsabile del Banco de Germoplasma de Cacao, che ha dedicato la vita alla tutela di questa rara varietà: “Porcelana è una leggenda. Le cabosse non grandi, rotonde, con una punta marcata, cambiano colore a seconda della maturazione, da rosa pallido a verde chiaro, giallo e bianco con piccoli puntini, rosso con una patina porcellanata. Al taglio del seme fresco l’interno bianchissimo si ossida velocemente e, come i grandi Criollo, fermenta in tre giorni. Inconfondibili il sapore e l’aroma, con note di malto, miele, caramello e frutta secca”.

Una casetta bianca è l’icona della piantagione Fondo la Speranza, chiamata appunto Casablanca. Un santuario genetico con più di 1.100 piante di cacao che funziona anche come banca di germoplasma e rifornisce le capitali del cacao di tutto il Paese.

Far festa a Mérida

Dopo il tramonto si ritorna a Mérida, la ciudad de los estudiantes y de los caballeros, così chiamata per la secolare tradizione universitaria e per il suo nome originario, Santiago de Los Caballeros. Ed è festa tra le casette del centro storico.

Spettacoli improvvisati, kermesse di musiche e colori andini si organizzano in piazza Simón Bolívar, ballerini di salsa si esibiscono nei locali effervescenti, le note struggenti delle chitarre degli indios accompagnano parole d’amore, tormenti, passione.

La notte ci si rifugia alla Posada Casa Sol, un angolo coloniale immerso in un giardino tropicale. Concedendosi una tazza di inebriante licor de cacao. Criollo, naturalmente.

Due dritte prima di partire

Superata la crisi economica, risolta in gran parte la questione sicurezza, Caracas accoglie i visitatori nei quartieri come Chacao, con la raffinata via Los Palos Grandes, Chacaito, Altamira, Las Mercedes, tra viali alberati, gallerie d’arte, locali come il Buddha Bar, che non stonerebbe a Los Angeles. È una sorpresa il barrio della Candelaria, dove tempo fa non si usciva dopo il tramonto, una festa di profumi e colori i vicoli di El Hatillo.

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Nuova vita anche al Centro de Arte Los Galpones, grazie ai millennial, e sono più di 200 i ristoranti che hanno aperto negli ultimi due anni, dall’eclettico El Bosque al Sereno, omaggio al “glocal”: ingredienti locali, influenze globali. Ci si riappropria delle icone della città: la casa di Simón Bolívar, il Museo de Bellas Artes, il Panteón Nacional, il Teatro Teresa Carreño. Poi con il Teleférico si sale a 2.100 metri d’altezza nel Parco nazionale del Monte Ávila, la città ai piedi. Un vero spettacolo.

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